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Massimo Serafini
Un clima alla Sarkozy
22 Ottobre 2008
Articoli del 2008
Un appello a comprendere che le crisi (ambiente, lavoro, scuola) hanno la stessa matrice e vanno combatture insieme. Il manifesto, 22 ottobre 2008

Chiedo ai «climalterati» ministri, Brunetta, Scajola e Prestigiacomo di astenersi dalla quotidiana dichiarazione in difesa delle imprese italiane, che andrebbero in rovina se costrette a spendere soldi per applicare la direttiva Ue sul clima. Le vostre dichiarazioni emanano un fetore insopportabile dopo la notizia che, a Taranto, un tredicenne, Patrizio Sala, sta morendo di cancro per le emissioni di diossina, di una di quelle aziende che voi difendete. Quella che in questi anni ha ricattato lavoratrici e lavoratori, il sindacato, l'intera popolazione di Taranto obbligandoli a scegliere fra occupazione e risanamento ambientale. La stessa musica che ci fate ascoltare contro la direttiva sul clima: se obbligate a ridurre i gas serra le aziende chiudono e se ne vanno. A tornado e scioglimento dei ghiacciai, all'aria e all'acqua avvelenate ci si penserà.

Oggi fate silenzio, ascoltate la protesta di una città avvelenata e magari interrogatevi sul perché un uomo di destra come voi, Sarkozy, denuncia l'irresponsabilità della vostra posizione.

Anche noi, «tifosi» dell'Europa, che godiamo quando bacchetta Berlusconi - visto che noi non ci riusciamo - domandiamoci: è sufficiente sperare che sia l'Europa a piegare Berlusconi e il suo «pattino di Varsavia», oppure serve far crescere qui una mobilitazione sociale su un progetto di politica economica, energetica e industriale capace di realizzare le famose «3x20» su emissioni, efficienza e rinnovabili? Limitarsi al tifo ci lascia solo guai e macerie e tanti Patrizio Sala da sacrificare sull'altare della «competitività».

Ci sono le condizioni politiche e sociali per costruire questa mobilitazione? Le difficoltà sono enormi, quotidianamente questo giornale ne parla. Proviamo anche a dire cosa serve per uscirne. Almeno due fatti: uno politico uno sociale.

Il nodo politico sul clima è la scelta del Pd: è prevalente, nel principale partito di opposizione, la posizione espressa da Fassino, attenta alle posizioni di Confindustria, oppure quella dei suoi ambientalisti che stanno con l'Europa? La manifestazione del 25 è una buona occasione per comunicare al paese quale delle due il Pd intende scegliere. E, poi: la sinistra, che ha fatto il corteo dell'11 ottobre, affida la verifica della sua ritrovata vitalità contribuendo alla mobilitazione in difesa della direttiva sul clima?

Sul piano sociale invece determinante è ottenere dai sindacati l'indisponibilità a subire il ricatto di Confindustria. Difesa dell'occupazione, migliori condizioni di lavoro e salario si ottengono assumendo la riconversione industriale che la direttiva sul clima sollecita e non rifiutandola.

Altrettanto decisivo è contaminare la lotta degli studenti se si vuole realizzare una mobilitazione sul clima, ma anche ottenere il coinvolgimento in essa di ricercatori, scienziati, intellettuali per risanare i «pozzi avvelenati» dal consumismo dissipativo.

Non è facile, ma proviamoci per non essere cos

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