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I No delle circoscrizioni alla variante per il grattacielo San Paolo
18 Febbraio 2008
Torino
Non sarà più la Mole antonelliana il simbolo di Torino, ma un grattacielo a Porta Susa, emblema dell’intreccio tra rendite immobiliari e finanziarie. Da Nuova società, ottobre 2007. In calce un comunicato di Italia nostra

E’ in arrivo a Palazzo Civico di Torino la controversa votazione di una cosiddetta “Variante Parziale per l’ambito di Porta Susa” che sfonda anche la soglia di 150 metri di altezza a cui si era arrivati l’anno scorso e che scomputa i vani scala ed ascensori dal computo della slp (superficie lorda di pavimento). L’ulteriore sopraelevazione della progettata torre non è dovuto alla fusione con Banca Intesa, e neanche dalla volontà di surclassare in altezza la Mole (questa è una conseguenza) . Dicono che è per fare atri veramente alti al pianterreno e per realizzare solai e giardini d’inverno in cima.

In pratica, per venire incontro alle esigenze immobiliari del San Paolo da un lato si aumenta in altezza il volume, dall’altro si fa una specie di sconto contabile per evitare che la Banca paghi alla città tutto quello che dovrebbe, in termini di oneri di urbanizzazione di cessione di aree a standard. Qui viene subito fuori la problematicità di un edificio tanto alto. La stessa delibera di variante parziale dichiara nel testo che “Il numero di scale e di ascensori da realizzarsi per esigenze di sicurezza incide, inoltre, notevolmente sullo sviluppo della superficie effettivamente utilizzabile…..

Tali situazioni determinano un’incidenza dei sistemi connettivi orizzontali e verticali che può raggiungere valori che vanno dal 25% al 30% della superficie coperta di ciascun piano.” Argomenti che non hanno convinto i consigli di circoscrizione adiacenti, determinando una prima grana politica. La zona 3 ha votato contro, dichiarando che non sono previsti parcheggi sufficienti e non si vede dove potrebbero farli. Nel consiglio di circoscrizione del Centro Storico il parere favorevole che la giunta aveva dato è stato affondato dalla convergenza dei no della opposizione di centro destra e quelli di quasi metà del centro sinistra, compresi – oltre all’ ala sinistra – tre esponenti del nascente Pd e uno dell’ Italia dei Valori. Si sono dichiarati perplessi, han detto – e in particolare lo ha detto il verde Cossa - che di fronte al vantaggio evidente per il San Paolo, non si vede quale sia i vantaggio per la città.

Il parere più motivato contro il progetto è venuto dalla circoscrizione 4 San Donato. Il consigliere Ferdinando Cartella ha anche scritto che “Ciò avviene senza tenere conto che la Torre in progetto all’incrocio con corso Vittorio si pone sul cono visivo diretto verso la collina, salvaguardato da vincolo ambientale ex lege 1497/1939 , e al limite del centro “aulico” (per non dimenticare il dialogo con la Mole) dimenticando che la variabilità della sua altezza non sarà indifferente . Ciò avviene dopo che si è rinviata a fase successiva l’ “Analisi di compatibilità ambientale” prevista espressamente dall’art 20 della legge regionale 40/1988 : non si può negare che questi interventi in oggetto non siano “sostanziali per l’assetto urbanistico della Città”.

I pareri delle circoscrizioni non sono vincolanti , ma indicano che non c’è proprio unanimità attorno a questo progetto, destinato a cambiare il volto di Torino ancora più del controverso parcheggio di Piazza San Carlo. In consiglio comunale i gruppi di sinistra sono molto perplessi. Se venisse fuori malcontento in città di fronte all’idea di avere ,- a due passi dal centro storico - un edificio ben più alto e massiccio della Mole, i consiglieri Sd, Verdi, Pdci e Rifondazione potrebbero far mancare i loro decisivi voti al grattacielo. Ma la polemica potrebbe travalicare i confini cittadini. Legambiente e Italia nostra sposano l’appello promosso da una ventina di professori e personalità torinesi (già apparso su questo giornale ) che chiede di rivedere tutta l’operazione, che potrebbe risultare più invasiva che decorativa del profilo della città, e an che negativa sul piano energetico. Ma persino l’architetto Cagnardi, padre del piano regolatore torinese. è scandalizzato dell’idea di mettere due mega torri a casaccio (San paolo e suo eventuale vicino) nel delicato profilo della città, dietro alla Mole e davanti alle Alpi. Ha scritto il giovane architetto Filippo Ferrarsi a nuovasocieta.it, che per i nuovi uffici del san Paolo sarebbe molto meglio utilizzare e recuperare un edificio già esistente e inutilizzato o più edifici , magari a Italia 61, o al Lingotto o nelle aree dismesse.

Il diritto al paesaggio urbano

Comunicato stampa di Italia Nostra

Compare nel panorama torinese un quarto grattacielo! due a Porta Susa, uno a Spina 1, uno al Lingotto ... sarà finita?

È una rincorsa di progetti di “voluminoso” impatto che coinvolgono lo “spazio visuale” svilendo ambiti storico-culturali e prospettive urbane-paesaggistiche.

È architettura - quella dei grattacieli - che non nasce da un “bisogno”, ma piuttosto pare rispondere ad un narcisismo di interventi improvvisi.

È architettura globalizzata, indifferente, che non stabilisce un rapporto con la città, ma anzi si impone su di essa, frammentando la preesistenza di quartieri consolidati e vivibili, portando a somigliare sempre più a territori di periferia.

È espressione di una cultura di rapida trasformazione metropolitana e di consumo urbano, ben diversa dalla nostra cultura di uno storico sviluppo urbano organico, prodotto di una successione di adeguamenti.

Investono l’immagine, il carattere, il paesaggio della città.

Ma il paesaggio non è semplice res nullius, è res omnium: è un bene diffuso che pretende, di converso, il diritto ad esso.

Al pari della tutela di tanti altri interessi, pubblici e privati, occorre altrettanta dignità per il diritto al paesaggio urbano e la tutela da un inquinamento visivo all’interno dei nostri ordinamenti legislativi e normativi, assicurando procedure autorizzative nel rispetto del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio e l’introduzione di una Valutazione d’Impatto Ambientale-urbano.

Torino, 3 ottobre 2007

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