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Osvaldo Sabato
Il sacrificio di una collina del Gallo Nero per fare posto a un capannone di 6.200 mq
5 Dicembre 2007
Toscana
Più subdoli delle lottizzazioni residenziali sono i complessi produttivo-commerciali a minacciare il territorio. L’Unità ed. Firenze, 5 dicembre 2007 (f.b.)

IN GERGO burocratico si chiama variante AP8.

Detto così non significa granché. In realtà è un capannone di 6.200 mq che sta per sbucare non nella solita anonima periferia industriale, ma nel cuore del Chianti (vedi foto), a ridosso delle colline lungo il torrente Borro di Uzzano che finisce nel fiume Greve.

Insomma, siamo nel Comune di Greve in Chianti. È qui che alcuni cittadini hanno dato vita al comitato di Uzzano, con alleati di grido come Legambiente, il circolo il Passignano e l’Associazione San Casciano per la tutela dell’ambiente. Insieme stanno cercando di convincere il sindaco Marco Hagge a rivedere quelle che loro definiscono «le politiche di cementificazione selvaggia». Naturalmente, chi ha le redini del Comune non sarà dello stesso avviso. ma ultimamente a Greve in Chianti si discute molto di urbanistica e si decide anche. Solo sul Burt del 7 novembre scorso sono state pubblicate le varianti al piano strutturale denominate Variante del Pian di Fazio, Spineto e la AP8 nella zona Montecalvi San Pietro. I comitati però puntano i piedi: secondo loro «questi provvedimenti non tengono alcun conto del patrimonio paesaggistico ». La denuncia è molto forte. L’esempio più clamoroso, sarebbe appunto, questo mega capannone di oltre 6 mila mq, (per la lavorazione di insaccati), che dovrebbe nascere su un ampio lembo di terreno, catalogato ad alto rischio idrogeologico dalla stessa Provincia di Firenze. Lungo i tornanti della strada regionale 222, a ridosso di cascinali e ai piedi del Castello di Uzzano, è stato progettato questo insediamento industriale, un vero e proprio outlet della carne, in una zona a vincolo paesaggistico.

Il nuovo centro di lavorazione e commercializzazione di salumi e prosciutti, sarà lungo 160 mt ed avrà una profondità di 34 metri, l’altezza prevista è di 7 metri, in gran parte interrata, facendo comunque vedere la facciata che avrà una superficie di 1120 mq. Interrare significa sbancare la collina fino a 34 metri di profondità, in una zona a rischio idrogeologico.

Non sarà un’altra vicenda tipo Monticchiello, non ci sono appartamenti da costruire, ma anche questo è un caso che chi amministra dovrebbe prendere con le molle.

È la bella Toscana, a chiederlo.

Nota: inutile forse sottolineare come quanto appare abbastanza evidente in un ambiente delicato e fortunatamente ancora abbastanza “povero” di casi del genere, sia l’ignorata normalità in altri casi, dove uno “sviluppo” semplicemente idiota e non governato continua a consumare territorio prezioso. Forse l’esempio più vistoso è quello dell’ insediamento a nastro centrale padano, ma non mancano sicuramente altri casi, che invitiamo i lettori a segnalarci e documentare (f.b.)

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