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Tutti quei mali della laguna
7 Settembre 2007
MoSE
Presentato a Venezia il dvd «Quando perseverare è diabolico». Dala Nuova Venezia, con una precisazione

«La laguna non è un lago, è un corpo vivo: resta dinamico solo se amministrato quotidianamente, per tenere in equilibrio la terra che entra con i fiumi e quella che se ne esce dal mare. Una spugna naturale che resta tale solo se seguita giorno giorno giorno, mentre non lo è più dalla fine della Serenissima». Di qui i mali della laguna. Il Mose? Ne farebbe un catino. Così, il compianto urbanista Edy Salzano in «Venezia e il Mose: quando perseverare è diabolico».

Questo il titolo del film-documentario realizzato dall’Assemblea Permanente NoMose con il regista «dei movimenti» Massimo Marco Rossi (Multimedia Record, suoi lavori anche per il NoDal Molin, indagini di controinformazione sulle spese belliche, laboratori sul linguaggio televisivo). In 8 capitoli e 48 minuti, con una grafica chiara che segue l’incalzare di interviste ed immagini, viene raccontata la storia del Mose e delle sue alternative.

«Per ora abbiamo stampato 500 Dvd», spiega Luciano Mazzolin, «che mettiamo in vendita per 8 euro, ma soprattutto che presenteremo in proiezioni pubbliche ed invieremo ai membri della commissione Ambiente e Petizioni dell’Unione europea e al magistrato della Corte dei Conti che ha curato il rapporto sul Mose sollevando una sessantina di puntuali quesiti sulla gestione del progetto: questo film risponde a tutte le domande». «Il Mose è un progetto illegittimo perché non supportato dalla necessaria Via nazionale prevista dalle norme europee», racconta in uno dei spezzoni del film Cristiano Gasparetto, presidente di Italia Nostra Venezia, con alle spalle gli enormi spiazzi «provvisori» di cemento realizzati su aree naturalistiche protette per ospitare i cantieri. «E viola le norme anche in manteria di monopolio degli appalti», incalza Stefano Micheletti, «non è vero che il Mose, oramai, è cosa fatta: non sono ancora iniziati i lavori veri, quelli di sfondamento dei fondali oltre lo strato del caranto e tra sacche di metano, non hanno risolto i problemi di finanziamento né di smaltimento degli 8 milioni di metri cubi di fanghi da asportare: per 1,5 hanno presentato in Salvaguardia un progetto per creare barene mai esistite tra Sant’Erasmo e Vignole». (r.d.r.)

Precisazione giurata

Giuro che sono ancora vivo

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