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Dopo Noto, allarme trivelle anche nel Chianti
21 Giugno 2007
Toscana
“La Regione Toscana dice sì e poi si pente”. Da Repubblica on line del 21 giugno 2007. Con una postilla

ROMA - Dopo l'allarme per il Val di Noto, in parte rientrato anche grazie alla mobilitazione generale seguita all'appello dello scrittore Andrea Camilleri, un nuovo fronte 'trivellazioni' rischia di aprirsi in Toscana, nel Chianti e nella Val d'Orcia. La regione infatti, ha concesso, il 26 aprile scorso, tre permessi per effettuare "esplorazioni" e "autorizzazioni di ricerca" in tre aree del Sud della Toscana alla Heritage Petroleum plc, società con sede a Monaco specializzata nella ricerca e nell'estrazione di idrocarburi gassosi di tipo cmm (metano rilasciato dai filoni di carbone durante la sua estrazione) e cbm (metano prelevato da filoni di carbone che non devono o non saranno estratti).

In serata, la Regione Toscana ha fatto marcia indietro. L'assessore all'ambiente Marino Artusa ha dichiarato che proporrà una delibera di Giunta per bloccare i permessi.

La scelta della Regione Toscana ha suscitato la viva protesta del sottosegretario alle Politiche Agricole, Stefano Boco: "E' una follia ricercare l'oro nero sotto terra, quando l'unico grande tesoro sono il lavoro degli uomini, la bellezza paesaggistica, i valori naturali. Sarebbe un errore da pagare caro", ha detto Boco, che si è augurato che "sia possibile da parte delle autorità regionali rivedere i permessi".

Durissimo anche il commento di Legambiente: "Incredibile la decisione di autorizzare le trivellazioni. E' davvero assurdo - ha detto il presidente nazionale Roberto Della Seta - Non avremmo mai creduto che la regione Toscana sarebbe arrivata a prendere una decisione del genere. E se non fosse stata pubblicata sul bollettino ufficiale, stenteremmo a crederci". "Mi sembra una scelta assolutamente incomprensibile, non lungimirante", commenta il presidente della commissione Ambiente della Camera Ermete Realacci.

"Non ne so niente, mi hanno solo detto che è successo" ma entro breve "verificheremo", assicura il ministro dei Beni Culturali, Francesco Rutelli.

Cone rivelato dall'agenzia Dire, le autorizzazioni riguardano un'area complessiva di 1.553 Km quadrati, di cui una parte classificata patrimonio dell'umanità dall'Unesco, proprio come il Val di Noto, e che tocca rinomate località come San Gimignano, la Valle del Chianti, Monticchiello e la provincia di Siena.

I tre permessi prevedono la possibilità di esplorare alcuni dei paesaggi più belli d'Italia senza la necessità di una valutazione di impatto ambientale (Via) nonchè il permesso successivo di trivellare e scavare per estrarre idrocarburi, in quel caso previa riserva di Via.

I permessi sono stati concessi per un periodo iniziale di 6 anni (i canoni annui per le licenze sono solo di 5 euro per km quadrato) e stabiliscono che possano passare anche 5 anni prima che sia richiesto alla società il permesso di trivellare.

I decreti regionali suddividono le zone di competenza. Il permesso "Cinghiano" (564 km quadrati) riguarda le località di Arcidosso, Roccalbenga, Castel del Piano, Civitella-Paganico, Roccastrada e Cinigiano in provincia di Grosseto, nonchè Buonconvento, Murlo, Monticiano, San Giovanni d'Asso e Montalcino. Mentre il permesso denominato "Siena" (478 km quadrati) investe Siena e zone famose del Chianti come San Gimignano, Asciano, Murlo, Castellina in Chianti e Colle Val d'Elsa.

Il terzo permesso riguarda infine un'area di 511 km quadrati e comprende per intero o in parte i territori comunali di Volterra, Pomarance, Montecatini, Val di Cecina e Castelnuovo Val di Cecina nella provincia di Pisa, Casole d'Elsa, Radicondoli e Chiusino nella provincia di Siena.

La diffusione della notizia coglie tuttavia impreparati molti dei comuni che, secondo il provvedimento, sarebbero coinvolti dalle trivellazioni: "Noi stiamo facendo un lavoro sullo sviluppo sostenibile, non credo che il nostro territorio sia coinvolto in queste autorizzazioni", spiegano all'ufficio stampa del comune di Castellina in Chianti.

Il sindaco di Montalcino Maurizio Buffi spiega: "Noi ci sentiamo piuttosto tranquilli, perché le zone interessate sono confinanti con il nostro comune, però noi non verremo coinvolti. Come credo che non lo saranno alcuni dei comuni e dei territori dichiarati Patrimonio dell'Umanità dall'Unesco".

Postilla

La notizia non sembra sia stata smentita: i decreti di autorizzazione regionale ci sono stati. Invece, sembra che siano state ritirate le autorizzazioni inizialmente concesse. C’è però qualcosa che comunque colpisce.

Colpisce che qualcuno abbia potuto pensare di chiedere di trivellare tra la Maremma, il Chianti e la Val d’Orcia. Vuol dire che la Regione Toscana, e per l’estensione l’Italia, sono ritenuti all’estero una nazione che ai propri prestigiosi paesaggi non tiene affatto.

Colpisce che qualcuno, nello staff politico e in quello tecnico della Regione Toscana, abbia potuto concedere l’autorizzazione.

Colpisce che i comuni possano ritenersi tranquilli perché le trivelle oggi (e domani le torri di estrazione) non ricadono nel territorio del loro comune ma solo in quelli confinanti.



Questo evento preoccupa perciò non tanto per il danno emergente (esistono sufficienti anticorpi contro una prospettiva così bestiale), ma per la cultura del territorio che rivelano. È la stessa che induce a rendere edificabili aree solo per ripianare i deficit dei bilanci comunali. È la stessa che induce ad approvare qualsiasi previsione di opera che incrementi lo “sviluppo del territorio”. È lla stessa che induce a chdere ogni municipio in se stesso rinunciando a ogni responsabilità di area vasta. È la stessa, infine, che sollecita a privilegiare, nel governo del territorio, il “mercato” rispetto a qualunque altra dimensione.

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