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Giorgio Pasquinucci
Quella strada apre il pascolo all’edificazione sulle colline
14 Maggio 2007
Articoli del 2006-2007
Nell’intervista a Vezio De Lucia le nuove scelte che in Val di Cornia contraddicono decenni di rigore urbanistico. Da Il Tirreno, ed. Piombino, 13 maggio 2007 (m.p.g.)

«La strada Fiorentina-Ghiaccioni non serve assolutamente alla viabilità ma apre il pascolo alle edificazioni sulle colline». Il severo giudizio non viene da un signore qualunque ma dall’architetto Vezio De Lucia, quello stesso urbanista di fama internazionale che ha firmato il piano strutturale dei tre comuni della Val di Cornia. De Lucia fu scelto sulla base del suo indiscutibile prestigio professionale. Autore di un centinaio di saggi sull’urbanistica, insegna alle Università di Roma e Palermo. Ha firmato diversi piani urbanistici di alcune delle più importanti città italiane, tra cui quello del comprensorio di Venezia. Ma soprattutto ha vissuto, come assessore all’urbanistica di Napoli, il processo di riconversione di Bagnoli dopo le dismissioni dello stabilimento siderurgico.

A Piombino ha fatto un lavoro che nel luglio dell’anno scorso, al momento dell’adozione del piano, non solo raccolse l’apprezzamento della maggioranza, ma anche quello di Rifondazione e Verdi. Tuttavia il rapporto tra il progettista e i tre Comuni (Piombino, Campiglia e San Vincenzo) s’interruppe bruscamente subito il primo voto in consiglio comunale.

Perché, chiediamo all’architetto De Lucia, questa improvvisa separazione?

«Formalmente scadeva l’incarico con l’adozione, non c’è stata nessun’interruzione forzata. L’eventuale proseguimento del lavoro poteva avvenire con un nuovo incarico, anche per procedere al riallineamento dei piani di San Vincenzo e Sassetta con quello degli altri Comuni. Questa seconda fase non c’è stata. È chiaro che nella sostanza affioravano però problemi. Il clima non era di intesa assoluta come in queste circostanze è indispensabile. Alla fine era stato un po’ complicato intendersi sulle scelte».

Durante il suo lavoro ha ricevuto pressioni?

«Nella fase iniziale tutto sembrava andar bene, con un’intesa che definirei totale. Naturalmente il piano adottato lo condivido fino in fondo. Però nell’ultima fase c’erano state discussioni che rendevano problematico, per quanto mi riguarda, continuare. L’urbanistica non si può fare in un clima di conflittualità, ci deve essere piena intesa tra chi opera e i politici. C’è sembrato opportuno, di comune accordo, sospendere il rapporto».

E quali sono stati gli elementi di maggior contrasto?

«Uno riguardava sicuramente la portualità, sia turistica che commerciale. Soprattutto l’eventuale utilizzazione dell’area palustre a Sud della fabbrica per l’espansione del porto commerciale, in una zona di circa 70 ettari rimasta miracolosamente intatta e sopravvissuta alle bonifiche. Mi sembrava una previsione eccessiva, anche rispetto alle reali esigenze di espansione del porto. Poi la portualità turistica, che per fortuna mi pare sia stata ridimesionata, ma che in quel momento era eccessiva».

E sulla Fiorentina-Ghiaccioni come è andata la discussione?

«Io ero assolutamente contrario. La strada non serve assolutamente ai fini della viabilità. Il compromesso trovato era quello di prenderla in esame dopo aver realizzato, non semplicemente progettato, i due tracciati della 398, quello che attraversa la fabbrica e quello più urbano per congiungere il Gagno col centro urbano. Solo allora, se ci fossero stati ancora problemi sul traffico si sarebbe preso in considerazione la Fiorentina-Ghiaccioni».

Sa che è stata accolta un’osservazione di partiti della maggioranza che elimina questa subordinazione della Fiorentina-Ghiaccioni alla 398?

«Lo ho appreso dalla stampa, perché quelle osservazioni e le controdeduzione non le conosco, nessuno me le ha mai fatte vedere».

Ma è normale che l’urbanista che ha progettato il piano non segua le osservazioni e cessi il suo lavoro tra l’adozione e la sua approvazione definitiva?

«Certo in linea generale è un’eccezione. Se avessero chiesto il mio parere sulle osservazioni lo avrei dato senza la pretesa di ricevere per questo un incarico».

Torniamo alla Fiorentina-Ghiaccioni. Se la strada non serve alla viabilità, a che serve allora?

«Secondo me apre i pascoli all’edificazione e a questo punto tutto può succedere. Insieme all’eliminazione del confine urbano, si stanno ponendo le premesse per scelte che contraddicono decenni di rigore urbanistico, soprattutto sul territorio collinare, che caratterizza la tradizione del territorio di Piombino e della Val di Cornia. In questo quadro credo sia legittimo preoccuparsi. E anche parecchio. Del resto la stessa Regione Toscana ha assunto normative per la tutela delle colline. Se si scardina questo, crolla uno dei punti fondamentali del sistema. Lei ricorderà la storia urbanistica di territorio. Tutto iniziò negli anni Settanta, quando il ministero dei Lavori pubblici e poi il Comune respinsero il tentativo di edificare un milione e mezzo di metri cubi sul promontorio. Quella divenne una specie di linea del Piave».

Sì però una strada non significa esattamente che ci si debba costruire intorno. Attraverserà una zona naturale protetta (Ampil) e ci sono molti vincoli da superare.

«Guardi, tutto si può mettere in discussione. Posso dirle che abbiamo un’esperienza in materia, c’è sempre una ragione in queste cose. Se ci fosse una reale esigenza di accessibilità alla città, potremo anche essere d’accordo, ma siccome non c’è...».

Ma c’è chi si domanda dove mettere la previsione di 1.200 nuovi alloggi previsti dal piano strutturale e che sostiene che, in fondo, meglio costruirli in una zona panoramica che vicino ai fumi della fabbrica.

«Ripeto, non conosco in modo preciso le osservazioni, ma se le cose stanno così mi sembra che tutto diventi più trasparente. Beninteso, tutto è assolutamente legittimo. L’indirizzo assunto nel piano strutturale nella fase di adozione era quello di non edificare sulle colline. Poi certo si può cambiare idea. L’hanno cambiata, benissimo, basta dirlo. Le previsioni di nuove costruzioni, non poche per la verità a Piombino, sono fatte per un lungo periodo. Una soglia da usare, come prevede la stessa Regione sulla base di almeno tre regolamenti urbanistici. Spero che non si realizzino in blocco le previsioni in attuazione del primo regolamento urbanistico, altrimenti si va verso un’accelerazione del suolo che sarebbe difficile da sostenere».

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