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Paolo Berdini
Regalo alla Roma: variante PRG da 100 milioni
10 Febbraio 2007
Con la complicità degli amministratori infedeli anche a Roma il calcio diventa strumento della speculazione immobiliare e della devastazione del territorio. Corrispondenza per eddyburg

Che Milano sia stata la culla dell’urbanistica contrattata è fuori discussione. Altrettanto vero è che abbia inventato il meccanismo dell’accordo di programma per variare a piacimento gli strumenti urbanistici. Quello stesso clima culturale ha poi prodotto la legge Lupi. Milano aveva dunque tutti i titoli per rivendicare il ruolo di capitale dell’urbanistica liberista.

Ma siamo entrati, così ci viene detto, nella fase della “competizione” tra le città e nel giro di pochi anni il testimone è passato saldamente a Roma. La dimostrazione si trova nella vicenda dell’approvazione di una proposta della Roma calcio che è stata giustificata senza pudore con l’obiettivo di ripianare il deficit della società medesima.

All’inizio del 2006, l’amministrazione comunale capitolina conclude con la società sportiva Roma un accordo di programma che permette alla società di realizzare su terreni di proprietà precedentemente destinati all’agricoltura un grande quartiere residenziale (centomila metri cubi circa) con alcune attrezzature sportive, la “città della Roma”, come viene battezzata. Come è ormai prassi, l’opinione pubblica e lo stesso consiglio comunale sono venuti a conoscenza della vicenda durante una conferenza stampa, quando tutto era stato deciso con encomiabile riservatezza.

Il quotidiano romano Il Messaggero (proprietà Caltagirone) del 10 gennaio 2006 afferma che “L’obiettivo è consolidare la consistenza patrimoniale della società romana. Allungare un pallonetto di Totti oltre il rettangolo di gioco. Cambiare per i mesi e forse per gli anni a venire l’umore dei Sensi, vale a dire della famiglia che ha diviso le avventure (e le disavventure) economiche del club di Trigoria. Con questa firma si esce dal tunnel e si rende anche più appetibile l’acquisto della società”. Un operazione edilizia e finanziaria in grande stile, altro che pallonetto, ottenuta attraverso il motore della rendita immobiliare: lo stesso Messaggero calcola che l’operazione frutterà alle casse della società non meno di 100 milioni di euro patrimonializzazione.

Studiando la vicenda, ho scoperto che poco tempo prima, nel 2003, era stato calcolato che il buco di bilancio della società era di quell’ordine di grandezza.Sul Corriere della Sera economia del 10 novembre 2003, Mario Gerevini, in un articolo dal titolo “Quella Roma non più magica” scrive tra l’altro che: “Quando si parla della Roma e del suo presidente Franco (Francesco all’anagrafe) Sensi, bisogna distinguere tra la squadra e l’azienda. La prima è nel gruppo di testa del campionato, ha in organico alcuni tra i migliori giocatori del mondo ed è una seria candidata allo scudetto. L’azienda va male, molto male, è tutt’altro che magica: ha chiuso il bilancio al 30 giugno con 115 milioni di perdita e con la bocciatura dei revisori, non è in grado di far fronte agli impegni finanziari (come le scadenze fiscali appena bucate), ha un’inderogabile esigenza di liquidità, rischia seriamente il collasso”.

La società aveva bisogno di un “aiutino” per sopravvivere. Che strane logiche passano nelle teste dei più accaniti liberisti. Il mercato deve valere come filosofia di vita per ogni aspetto del sistema sociale, ma se le cose vanno male c’è sempre l’inesauribile ossigeno della rendita ad aggiustare tutto! Se l’urbanizzazione di nuovi 48 ettari di terreni serva alla collettività non interessa. La città è un mero fattore economico e bisogna abituarsi ad incassare questi graziosi “pallonetti”: a Roma ce ne aspettano altri 700, visto che il nuovo piano regolatore (si fa per dire) prevede 70 milioni di metri cubi di cemento. E’ la finanziarizzazione dell’economia e delle città a richiederlo. Ed è lo stesso Gerevini a illuminarci sulle caratteristiche delle società che impongono i propri voleri alla città.“Già, ma cosa si intende per gruppo Sensi, e chi sono i suoi uomini di fiducia? E’ infiltrandosi in questo mondo che si finisce quasi sempre al civico 47 di via Emilia a Roma, s’incontra spesso Silvio Rotunno, ci si imbatte in una miriade di immobiliari, finanziarie, società industriali e commerciali, tutte indirettamente socie dell’A.S. Roma e controllate dalla famiglia Sensi. Roma 2000 srl detiene direttamente il 63,7% nella Roma. E’ una fonte di perdite che ha affossato gli ultimi bilanci della finanziaria. Al piano superiore si dipana il vero e proprio gruppo Sensi con la gamba industriale, la compagnia Italpetroli, e un’immobiliare che fa capo alla holding Immobiliare Patetta. Gli incroci partecipativi non si contano, così come è un labirinto di sovrapposizioni il sistema dei rapporti credito-debito infragruppo”.

Questa è l’urbanistica romana. E al confronto, Milano sembra un educandato.

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