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Questioni di 'decoro urbano'
27 Novembre 2006
Roma
Nel dossier gli articoli su una battaglia per il 'decoro urbano', ma la lotta contro il degrado dei centri storici è più complessa. Da il Corriere della Sera, ed. Roma, 27 novembre 2006. Con una postilla (m.p.g.)

Non bisogna stancarsi

di Paolo Fallai

Non bisogna stancarsi. Sì, c'è un aspetto psicologico da non sottovalutare nella battaglia «eterna» contro l'invasione di camion bar, per difendere le aree archeologiche dall'assalto di ogni sorta di paccottiglia ambulante, quasi sempre abusiva.

Non bisogna stancarsi perché l'impegno - e lo sdegno - per la tutela viaggia con i ritmi umani dell'entusiasmo e della depressione: è una ciclotimia che alterna euforiche campagne per liberarci dalla condanna delle pizzette a mortificanti silenzi di fronte all'avanzare delle lattine. Ma il dilagare di questi chioschetti, invece, ha la determinata e silenziosa pignoleria dell'ossessione. Pensateci bene, ogni volta che l'attenzione della pubblica opinione è scesa, il panorama che ci scorre sotto gli occhi si è arricchito di un puntino in più. E ci vuole la lente d'ingrandimento, spesso, per accorgersi che quel puntino sta su quattro ruote, ha delle tendine sfrangiate e vende una bottiglietta d'acqua da mezzo litro a 2 euro. Le rare volte che il manifestarsi di quel puntino viene colto subito, come ha fatto questo giornale segnalando il camion bar che si era materializzato davanti all'Ara Pacis un minuto dopo la conclusione dei lavori, si ottiene qualche risultato. Ma se l'attenzione non è sempre all'erta, quel primo sintomo diventa una malattia, si cronicizza e non riesci più a liberartene.

Per questo, oggi, salutiamo con favore l'iniziativa del sindaco Walter Veltroni. Non tanto perché confidiamo che si possa risolvere l'incolonnamento di camion bar sui Fori imperiali, con un colpo di bacchetta magica. Ma perché è una spinta, ciclotimica ma positiva, a tenere alta l'attenzione di tutti: uffici comunali, uffici municipali, soprintendenze.

Per questo ci sentiamo di chiedere scusa ai nostri lettori. Sì, quel titolo: «Via i camion bar» l'avete già letto infinite volte. Ma non è la coazione a ripetere di un giornalismo stanco e senza memoria. Anzi, per continuare a occuparci di questo tema, per continuare a prendere sul serio le serissime intenzioni dell'amministrazione comunale, dobbiamo reprimere il nostro scetticismo e la sensazione latente di essere stati così tante volte sconfitti.

Quindi, dichiaratamente, noi continuiamo a crederci. Vogliamo pensare che questa città sia destinata a vincere la battaglia per il decoro delle proprie aree di pregio. Proprio come un giardiniere non deve mai smettere di tenere pulito il prato, se non vuole essere sommerso dalle erbacce. Non possiamo stancarci.

Veltroni: "Via i camion bar dai Fori Imperiali"



«Basta con i camion bar ai Fori imperiali». La richiesta del sindaco Walter Veltroni è chiara e perentoria. E l'ha espressa senza troppi giri di parole ai due sovrintendenti: quello archeologico Angelo Bottini e quello alle Antichità e belle arti di Roma, Eugenio La Rocca. «È vero. Questa amministrazione e il sindaco in particolare ci tiene molto a risolvere l'annoso problema dei camion bar che oscurano la visuale dei monumenti», conferma l'assessore al Commercio, Gaetano Rizzo. E che stavolta il Campidoglio voglia uscire dal rito delle buone intenzioni, fin troppe volte annunciate, per interventi concreti lo testimonia proprio l'iniziativa di Rizzo: «Sto già predisponendo una rivisitazione di tutte le postazioni e procederò poi con i municipi, soprattutto con quello del centro storico, ad una ottimizzazione delle loro localizzazioni». Il titolare del Commercio annuncia anche che le nuove collocazioni saranno precise al centimetro. Come? «Con la "georeferenziazione" - spiega Gaetano Rizzo - ovvero la collocazione su pianta dello spazio assegnato. Metteremo un "pallino" sulle carte stradali per indicare il luogo che sarà loro assegnato, faremo le strisce sul terreno per delimitare i metri quadri che potranno occupare ed un cartello che segnalerà la postazione». Non solo. Per attuare al più presto la richiesta di Walter Veltroni si è mosso anche Luciano Marchetti, il sovrintendente regionale ai Beni culturali, forte della legge Galasso che tutela piazze e monumenti. «Nelle zone vincolate - spiega Luciano Marchetti - i camion bar non possono sostare se non hanno l'autorizzazione della sovrintendenza. E io un parere per via dei Fori Imperiali non l'ho dato di sicuro». Ma il principio stabilito dalla legge Galasso «vale non solo per i Fori Imperiali, ma un po' per tutto il centro storico - aggiunge il sovrintendete regionale - Per questo va fatto un riesame di tutte le autorizzazioni date, ho già chiesto al Campidoglio di fare una ricognizione. Abbiamo dunque iniziato a discutere della questione».

L'ingombrante presenza della rivendita di bibite e pizzette nei luoghi più belli della capitale è una lunga battaglia dell'amministrazione capitolina. Finora mai vinta. «Io non voglio assetare o affamare i turisti - ironizza Lucano Marchetti - Ritengo, però, che queste strutture vadano regolamentate e collocate nei luoghi dove danno meno fastidio alla visuale dei monumenti. E non bisogna neppure fare troppe rilevazioni, quelli che non hanno l'autorizzazione possono essere levati o spostati».

Il censimento dei camion-bar è stato fatto più volte: in tutto sono circa una sessantina. Ma tutti collocati in posti super-prestigiosi. «Troveremo sicuramente un accordo per delle nuove localizzazioni che non turbino la visione dei monumenti - aggiunge Gaetano Rizzo - E che siano adeguate alle loro richieste. Con la nuova ricognizione che attueremo verrà sicuramente migliorato il decoro urbano».

Il titolare del Commercio ha anche un altro asso nella manica: «Abbiamo già predisposto un concorso per la realizzazione del "banco tipo" romano per quel che riguarda gli ambulanti - spiega - che comprende anche un nuovo stile per i camion bar. Già dall'anno prossimo dovremmo poter far entrare in vigore anche questo nuovo aspetto che fa parte del decoro, migliorando e unificando il loro aspetto estetico».

Benvenuti al «Fori Imperiali Village»

di Ilaria Sacchettoni

Benvenuti al «Fori Imperiali Village». Parco urbano domenicale, con commercio etnico- abusivo, promozione di surrogati mesoamericani, flauto di pan e vendita non autorizzata di cd per gli appassionati sullo sfondo di reperti archeologici perimetrali e monumenti simbolo.

Ma soprattutto, grande showroom dell'abusivismo come nella maggior parte del centro storico. Con punte massime ai piedi di Castel Sant'Angelo e naturalmente proprio qui, lungo la passeggiata dei Fori: dalla borsetta taroccata al nome scritto in cinese, dal treppiede fasullo all'occhiale copiato, dal braccialetto pseudoindiano alla pashmina autentico Guangdong.

Ecco a voi, nel vuoto festivo delle autorità vigilanti, e nel viavai domenicale della città turistica, la Roma «pop» dei Fori Imperiali. Ristorazione, etnico musicale e commercio improvvisato, secondo un canovaccio da sagra di paese anziché da passerella archeologica. L'icona Colosseo in prospettiva e l'effetto «trash» dell'esibizione improvvisata e non autorizzata del giovane peruviano e dell'altro messicano che suonano amplificati in prossimità di largo (playa?) Corrado Ricci. Undici camion bar. Nove banchi di souvenir. Otto mimi (tre dei quali raffiguranti la mummia egiziana). Un numero imprecisato di lenzuola con merce contraffatta.

Ecco il camion bar numero uno che apre la passeggiata al «Fori Village». Parcheggiato vicino alla Colonna di Traiano, in compagnia di un banco di souvenir, tra cui parecchie Veneri di Milo (al Louvre). Pochi metri più avanti, altro camioncino «Roma City Food» color beigiolino, in sosta al Foro di Traiano con bottigliette (costosissime) di acqua minerale e vecchie pizzette rosse schiacciate dal vetro. Accanto, uno stand di berretti «Rome» e maglie della nazionale in gradazione dal celestino al blu. In sottofondo il suono triste e carico di affanno di un flauto pan. Lontano anni luce, l'Anfiteatro Flavio.

«Mato Grosso Band» dice la copertina del cd (in vendita su strada) mentre l'uomo di sangue atzeco, incurante, esegue vecchie glorie di Simon e Garfunkel. Ed ecco, superati i lavori in corso della metro «C», ad altri due limitrofi camioncini bar. «Ristorazione Paradise» più un altro dalle caratteristiche simili.

Se poi non dovesse bastare, ecco allora, oltre le strisce pedonali, proprio sotto al Colosseo, un altro mini furgoncino carico di prodotti delle multinazionali del dolciume ma anche, sorprendentemente, di ciambelle fritte «hand made». Era il furgone numero cinque ed è passato assieme al mimo numero quattro. Il quinto si esibisce come cavaliere di bronzo sotto via in Miranda. Non desta particolare ammirazione ma sempre meglio del ripetutissimo sarcofago egiziano.

Lungo tratto di vendita abusiva tradizionale e poi, nuovo furgoncino della ristorazione. Altri abusivi ed ennesimi camion bar. Bibite e frutta fresca. (Una «scheggia» di cocco costa anche tre euro. Per le mele si va da un euro e cinquanta in su. Il grappolo d'uva è solo per i giapponesi). Nuovi flautati canti sudamericani. Stavolta è un ragazzo giovane con capelli nerissimi, occhi sottili e un repertorio vario (molto eseguita la famosa melodia tratta dal kolossal shakespeariano di Zeffirelli «Giulietta e Romeo»). Ultimo camion bar. Siamo ai piedi di piazza Venezia. La passeggiata è finita. Il Colosseo è alle spalle, sepolto da atmosfere atzeche. Incongruo.

Postilla

La lotta, pur apprezzabile, contro i camion bar e i mille esercizi abusivi che intasano i nostri centri storici, appare in realtà non solo difficile, ma superficialmente attardata. Il degrado e la congestione che, soprattutto in talune ore del giorno, caratterizzano le zone centrali delle nostre città sono il sintomo di modificazioni dell’uso urbano che si sono incentivate senza una chiara analisi delle conseguenze, per calmierare le quali si propongono oggi ricette effimere e inadeguate. Città nelle quali è difficilissimo non solo “godere” dei panorami delle aree monumentali, ma financo muoversi senza complicati slalom provocati dagli ingombri sempre più invadenti di dehors e ‘allestimenti’ su via che, anche se legalmente autorizzati, finiscono per configurare un vero e proprio esproprio dello spazio pubblico. Intere aree delle nostre città sono state di fatto regalate alle attività commerciali e finalizzate all’attrazione di flussi turistici endogeni ed esogeni: i ritorni economici, subito mediaticamente sfruttati, sono stati rapidissimi e consistenti, come le conseguenze negative. Di fronte alle proteste odierne, incentrate peraltro solo su uno degli elementi deteriori, torna alla mente l’immagine del grande parco urbano che Cederna e Petroselli, fra gli altri, avevano pensato per Roma, come spazio pubblico per i cittadini e come riappropriazione della città in un contesto di natura e cultura.

Anche Cederna non si stancava mai di ripeterlo.

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