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Pier Luigi Rubattu
Sei tecnico dell’urbanistica? E allora aspettati una bomba
16 Ottobre 2006
Articoli del 2006-2007
Una notizia molto preoccupante dalle coste dell'Isola, "minacciate" del piano paesistico e dal piano di assetto idrogeologico. Dala Nuova Sardegnadel 14 ottobre 2006. Con un commento per eddyburg di Sandro Roggio

LANUSEI. Con sei etti e mezzo di esplosivo da cava le hanno detto «Vattene!» per la terza volta, e Maria Laura Del Rio, 37 anni, capo dell’ufficio tecnico del Comune di Lanusei, ha deciso di ascoltare il consiglio e di chiedere il trasferimento a un altro ente.

Nella città in cui non si potrà costruire neppure con i mattoncini del Lego finché non saranno prese tutte le precauzioni contro alluvioni e frane, i professionisti della dinamite attaccano i professionisti dell’urbanistica e dell’edilizia. Giovedì sera, rientrando a casa, l’architetto Del Rio ha trovato appeso al cancello un candelotto di Tutagex dentro un sacchetto nero. Due notti prima una bomba era esplosa davanti all’abitazione dell’ingegner Antonello Sulas, 33 anni, ex dirigente regionale dell’Udeur.

«Se qualcuno pensa che sia impossibile costruire a Lanusei per colpa dei politici o dei tecnici locali, sta sbagliando mira», dice il sindaco Tonino Loddo, 56 anni, ex deputato della Margherita, in carica dalla primavera del 2005 e ora dimissionario a causa dello stato confusionale della maggioranza di centrosinistra che dovrebbe sostenerlo.

«Ripeto quello che ho già spiegato e rispiegato ai miei concittadini in diverse assemblee popolari - continua Loddo -. L’intero centro abitato è zona HG3, ad alto rischio di frane, e finché non sarà entrato in vigore il Pai (Piano di assetto idrogeologico) non si potrà costruire nulla. Ma queste sono cose che si decidono a Cagliari, non a Lanusei: al Genio civile e all’assessorato regionale ai Lavori pubblici. Secondo punto: nelle campagne ci sono almeno trenta licenze edilizie bloccate, ma questo dipende dal piano paesaggistico regionale, non dal Comune di Lanusei. Un agro spezzettato come il nostro, con proprietà piccole o piccolissime, è inedificabile».

Il sindaco è stato più volte a Cagliari con il capo dell’ufficio tecnico per sbloccare almeno il Pai: «Ci hanno promesso risposte in tempi brevi, quindici/venti giorni», dice Tonino Loddo.

Intanto Lanusei (circa seimila abitanti, capitale della Provincia Ogliastra in coabitazione con Tortolì) ha accolto l’invito del sindaco a manifestare per Maria Laura Del Rio e per gli altri bersagli degli attentati. Solidarietà silenziosa, «evitando - dice Loddo - quelle assemblee popolari in cui intervengono sempre le stesse venti persone», ma efficace: negozi chiusi e città praticamente ferma dalle 12 alle 13.

Maria Laura Del Rio non vuole fare commenti. Le forze dell’ordine per la terza volta le hanno dovuto chiedere se abbia sospetti, se sappia spiegarsi chi la vuole cacciare a tutti i costi da una poltrona che sarà anche prestigiosa ma che in questo momento, insiste il sindaco, «non conta niente». Ed è probabile che per la terza volta l’architetto abbia detto di non sapersi spiegare tanto accanimento. Quel candelotto inesploso le ha fatto molto più male degli incendi che le hanno distrutto due macchine, la prima un anno fa, la seconda nel maggio scorso.

L’esplosivo, infatti, è stato lasciato davanti alla casa che Maria Laura Del Rio ha progettato e in cui è appena andata ad abitare con il marito Mario Marongiu, titolare di alcuni supermercati a Lanusei. Chi conosce bene l’architetto Del Rio la definisce una «minimalista» e riconosce il suo gusto negli interni austeri e nelle pareti nude di quella casa candida e quasi nascosta a Pizz ’e susu, in cima alla città.

L’ingresso nel nuovo nido familiare, il ritorno al lavoro in municipio dopo tre mesi di pausa seguiti al secondo attentato: una fragile felicità, quella di Maria Laura Del Rio. Un equilibrio facile da incrinare con il terribile sottinteso di una bomba non innescata: «Questa casa te la possiamo distruggere quando vogliamo». Giovedì sera, mentre i poliziotti diretti dal commissario Salvo Siracusa esaminavano l’esplosivo e cercavano tracce degli attentatori, il capo dell’ufficio tecnico già confidava al sindaco il proposito di mettersi in mobilità e di cercare un posto di lavoro meno pericoloso.

Tonino Loddo cerca una spiegazione agli attentati: «Viene da pensare che siano attacchi provenienti dall’esterno, da qualcuno che vuole screditare Lanusei». Il sindaco raccoglie gli appelli a combattere l’omertà lanciati dal procuratore della Repubblica, Bruno Alfonsi, e dal comandante provinciale dei carabinieri Salvatore Favarolo: «Chi sa cominci a parlare. Quando sono al bar, tutti sanno tutto. Appena escono, zitti. Questo non è più tollerabile». Un muro contro il quale gli investigatori - gli uomini del commissariato di polizia e quelli della compagnia carabinieri di Lanusei, diretti dal capitano Vincenzo Barbanera - sperano di non scontrarsi anche questa volta.

«Altro che mettere le bombe, a noi tecnici dovrebbero dare le medaglie per come abbiamo tutelato i nostri clienti cercando di sbloccare almeno qualche singola opera», dice l’ingegner Antonello Sulas, penultima vittima degli attentatori. La bomba davanti a casa è stata un fulmine a ciel sereno: «Non ho mai avuto segnali negativi, né per la mia attività professionale né per il mio impegno politico nell’Udeur, durato fino a un anno fa. Posso soltanto dire che a Lanusei si assiste a un progressivo degrado della vita sociale. C’è tanto pessimismo e noi giovani abbiamo una gran voglia di cambiare aria».

Ieri pomeriggio pioveva fitto, e da Pizz’ e susu, dove c’è la casa dell’architetto Del Rio, l’acqua veniva giù trasformando in minacciosi torrenti le strade a serpentina. Ogni temporale è il preannuncio di una possibile alluvione, come quella che nel 2004 portò distruzione e morte in Ogliastra. «Da allora è tutto bloccato - dice il sindaco -. Il Genio civile ci pensa diecimila volte prima autorizzare qualcosa. Abbiamo diverse lottizzazioni pronte a partire, due delle quali sbloccate dalla nostra giunta dopo vent’anni: bene, senza il piano idrogeologico non si può far nulla. Ma di tutto questo il capo ufficio tecnico, che è giovane e brava, non ha la minima colpa».

Maria Laura Del Rio, laureata in architettura a Firenze, lavora in municipio da pochi anni: prima un contratto a termine, poi la responsabilità del settore urbanistica, infine, con l’arrivo di Tonino Loddo, la nomina a capo dell’ufficio tecnico. Con lei lavorano tre geometri, un amministrativo e due ingegneri assunti a tempo determinato. È possibile che una carriera così brillante abbia suscitato invidie? O che i tre attentati contengano un messaggio trasversale diretto non a Maria Laura Del Rio ma al marito, uno degli imprenditori più in vista della città? Sono ipotesi che quasi nessuno prende in considerazione. E nell’attesa di capirci qualcosa, Lanusei resta in ostaggio delle bombe e della sua precarietà geologica.

Un commento di

Sandro Roggio

Non sono da sottovalutare le gravi e reiterate intimidazioni alla dirigente dell’ufficio tecnico del Comune di Lanusei, capoluogo dell’Ogliastra, regione bellissima tra mare e montagna della Sardegna meno conosciuta. Le notizie di stampa dicono che le minacce sono in relazione a mancate autorizzazioni per case in agro. Tutto farebbe pensare che si tratta di piccole cose, reazioni di balordi alle regole che il Piano paesaggistico e il Piano di assetto idrogeologico hanno introdotto di recente in Sardegna. Ma così si comincia. Una minaccia tira l’altra. E si sa come vanno le cose in questi casi, quale è il rischio quando le istituzioni non replicano tempestivamente e adeguatamente. Lo ha fatto il sindaco del Comune ed è sembrato un po’ isolato. E l’impressione è che la cosa possa finire nei prossimi giorni nell’archivio delle notizie di secondo piano. Così è normalmente. A fronte di brutte storie non mancano le repliche nell’immediato, ma lo sdegno dura poco. In Sardegna ci sono stati brutti segnali negli anni scorsi. Più volte sono stati denunciati interessi della mafia nelle zone più belle. Il magistrato della Procura di Tempio Valerio Cicalò ha da poco riferito di investimenti sospetti in Gallura in immobili di pregio; “ ma sinora non siamo riusciti a capire – ha detto il magistrato – da dove arrivano i capitali. E siccome il presupposto fondamentale è che si individui la fonte, e la fonte e all’estero, per ora non abbiamo chiuso il cerchio. Indagando su alcune persone, siamo solo riusciti a trovare collegamenti con ambienti russi […]”. Che cosa dire ? La Sardegna è una regione povera ma la democrazia qui è un valore, la gente è onesta eccetera. Ma c’è da tenere alta l’attenzione, credo.

PS. Le cose che ha detto Briatore oggi a Lucia Annunziata della Sardegna fanno sorridere ma un po’ mi preoccupano.

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