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Antonio- Cederna
1958, Merce di scambio
26 Agosto 2006
Scritti di Cederna
Il meccanismo della speculazione illustrato con chiarezza esemplare. L'articolo del Mondo è del 1958, ripreso in Mirabilia Urbis, Torino, Einaudi, 1965, pp. 14-16. (m.p.g.)

Marzo 1958

[…] Al convegno indetto dalla rivista democristiana «Battaglie Politiche », ai primi di marzo, abbiamo riascoltato la condanna della distruzione di Villa Chigi, l'approvazione al nuovo piano regolatore e quindi implicito l'atto d'accusa contro i rappresentanti democristiani responsabili d'aver fatto di tutto per silurarlo. Di particolare rilievo è stata la relazione letta dall'architetto Leonardo Benevolo, uno dei nostri più preparati studiosi di problemi urbanistici. Lo stesso istituto giuridico - il diritto di fabbricazione considerato come parte integrante della proprietà privata dei terreni, cioè il diritto del privato di intascare il plus-valore d'un terreno divenuto fabbricabile – è stato definito come incompatibile con la società moderna: e con molta chiarezza è stato descritto il meccanismo della speculazione. La speculazione è responsabile della paradossale situazione della doppia crisi attuale, edilizia e degli alloggi, in quanto essa, mantenendo i prezzi dei terreni più alti del dovuto, costringe i costruttori a costruire solo case medie e di lusso, per contenere entro limiti ammissibili la percentuale del prezzo degli alloggi dovuta al terreno. «Un settore della domanda viene così saturato, molti appartamenti restano invenduti o sfitti, mentre la domanda di appartamenti popolari cresce, ma il prezzo dei terreni non consente al costruttore di soddisfarla; così si realizza lo scopo della speculazione, cioè lo sganciamento dell'offerta dalla domanda, a svantaggio dei costruttori e dei consumatori, e nell'interesse esclusivo di poche decine di proprietari terrieri ».

In particolare, c'è da aggiungere che i piccoli proprietari di terreni che il piano regolatore ha destinato a scarso o nullo sfruttamento edilizio, non potendo sperare di modificare a loro vantaggio le decisioni del piano, si sono indotti a vendere i loro terreni ai proprietari maggiori, i quali, effettuata l'operazione di acquisto, e non prima, fanno uso della loro influenza per far modificare il piano, e valorizzare i terreni acquistati: si capisce quindi perchè le opposizioni alle direttive generali del piano non si siano manifestate tre anni fa quando furono rese note per la prima volta, ma arrivino adesso, al momento di renderle esecutive e di trasformarle in vincoli effettivi di piano regolatore. In queste condizioni - ha continuato il Benevolo - sarebbe perfino inutile dar retta ai suggerimenti delle forze economiche che vorrebbero un diverso sviluppo di Roma, per esempio ad ovest del Tevere, sulla via Cassia.

«La dinamica inevitabile della speculazione tenderebbe subito dopo ad agire in senso opposto, per consentire un nuovo gioco al rialzo, e il risultato sarebbe un moto pendolare alternato della città, ben noto agli storici dell'urbanistica, fino alla completa paralisi dell'organismo urbano (e della speculazione stessa che, lasciata a se stessa, tenderebbe ad autodistruggersi, come il tumore che finisce per far morire l'organismo che lo nutre: altra prova, se occorresse, della natura patologica della speculazione sui terreni) ». Il piano regolatore come garanzia democratica per lo sviluppo razionale della città, l'arretratezza della casta dei funzionari quali sono emerse dal processo Immobiliare -«L'Espresso », le deficienze dell'industria edilizia per la mancanza di una norma urbanistica generale, il piano regolatore ridotto a «merce di scambio tra democristiani e fascisti »., la necessità di considerare punti fermi e acquisiti le premesse generali e le soluzioni tecniche del progetto di nuovo piano regolatore, eccetera, sono stati altrettanti temi trattati dal relatore, davanti all'uditorio democristiano. Un uditorio un po' scarso, in verità, forse perchè l'opinione ufficiale del maggior partito non ha simpatia per l'atteggiamento, per le sollecitazioni, i fermenti delle minoranze: non possiamo che augurarci che queste minoranze qualificate riescano a condurre avanti la loro opera di chiarificazione e a illuminare anche tenuemente l'orgogliosa insipienza della maggioranza. Solo centosettanta giorni ci separano dalla data in cui il Comune di Roma, al termine di un iter complicato, dovrà aver adottato il nuovo piano regolatore.

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