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Paolo Conti
Buone idee da salvare
18 Aprile 2006
Beni culturali
Un'incongrua evocazione di Cederna sul progetto Fori: buco nero dell'urbanistica e della cultura capitolina. Con una postilla di Vezio De Lucia. Dal Corriere della Sera, ed. Roma, 15 aprile 2006 (m.p.g.)

«Il progetto di Massimiliano Fuksas è utile alla discussione e potrebbe anche essere realizzato. Il riassetto dei Fori deve partire, e quello di Massimiliano è un tassello importante». Recenti parole del sindaco Walter Veltroni, utili da ricordare mentre il Comune comincia a parlare del concorso internazionale per un nuovo assetto del «Cam», sigla che burocraticamente indica nel Piano regolatore il Centro archeologico e monumentale. La vicenda dei Fori ripropone l'antico sogno di Antonio Cederna. Non solo per un'utopia ma perché stavolta i cantieri del Metro C tra il Colosseo e piazza Venezia imporranno delle scelte. Il progetto Fuksas (sollecitato dall'allora soprintendente archeologico Adriano La Regina, regalato dall'architetto all'amministrazione) propone una convivenza tra strada e scavi, quindi nessuna demonizzazione del traffico «come si conviene a una metropoli». Discorso affascinante. E sarebbe un errore metterlo da parte.

Carlo Aymonino, Paolo Marconi e Paolo Portoghesi hanno sollecitato un concorso internazionale per evitare di ripetere l'errore di aver affidato a Richard Meier, senza concorso, una risistemazione dell'Ara Pacis, che secondo molti urbanisti mostrerà presto i suoi molti limiti. A cominciare, sia detto per inciso, dal progettato obelisco in cemento armato. Roma abbonda di materiale archeologico non esposto, e la scelta diventa incomprensibile: sarebbe come creare una parete artificiale tra le meraviglie delle Dolomiti. Ma torniamo ai Fori. Come dimostra il recente e felice piazzale coperto realizzato proprio da Aymonino nei Musei Capitolini per proteggere l'autentico Marco Aurelio non tutti i progetti «ad hoc» realizzati senza concorso, sono ingombranti e «pesanti» come quelli di Meier. Lo sapeva La Regina. Lo sa bene il sindaco Veltroni. Sarebbe dunque un grossolano sbaglio buttare il bambino (una proposta innovativa e stimolante, quella per i Fori) per colpa dell'acqua sporca (l'immenso monumento di Meier sul lungotevere). Fuksas firma progetti in mezzo mondo ma la sua «nuvola» all'Eur, dopo sei anni, deve ancora tramutarsi in spazi concreti. E lui stesso, per coerenza, sembra pronto a rinunciare a un altro progetto per chiamata diretta, quello sul lungomare di Ostia. Per farla breve. Sarebbe un peccato veder realizzato il progetto dei Fori in un'altra città. I concorsi sono la strada maestra. Ma come dimostra la felice soluzione trovata per Marco Aurelio, non tutte le chiamate dirette vengono per nuocere.

Postilla: Il progetto Fori è nato, più di un quarto di secolo fa, per eliminare la via dei Fori imperiali, per porre il tessuto archeologico ad essa sottostante al centro dell’immagine di Roma, per allontanare definitivamente il traffico dagli antichi monumenti. Il progetto era stato ideato dal soprintendente archeologico Adriano La Regina, fatto proprio con entusiasmo dal sindaco Luigi Petroselli, sostenuto con caparbia determinazione da Antonio Cederna, condiviso da centinaia di intellettuali di tutto il mondo. Solo fascisti e post fascisti erano nettamente contrari. Il 7 ottobre 1981 morì Petroselli. Con lui morì il progetto Fori, come comprese subito Antonio Cederna. Dopo di lui, veli di ipocrisia, di opportunismo, di prudenza hanno avvolto lentamente e poi snaturato l’idea originaria. Il sindaco Rutelli dichiarò con franchezza che la via dei Fori strada era e strada doveva restare. Per non correre rischi è stato posto anche un vincolo monumentale su tutta l’area, rendendo di fatto impossibile ogni modifica. Adesso si cerca di apparentare il traffico all’archeologia. Molti hanno cambiato idea. Succede. Ma che tutto ciò riproponga l’antico sogno di Antonio Cederna è una bestemmia (Vezio De Lucia).

Sul progetto Fuksas, l'opinione di Maria Pia Guermandi del 23 maggio 2005

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