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Unione di una parte dell'Unione per la Tav-Tac
15 Febbraio 2006
2006-Verso le elezioni
Prodi, Fassino, Bresso, Illy dicono la loro sulla TAC in Val di Susa. Targetti cerca di precisare. Marozzi, Cillis,Statera intervistano e informano, su la Repubblica del 14 febbraio 2006. E una postilla (velenosa) di eddyburg

Che cosa hanno detto il candidato premier, il Segretario dei DS, l' Assessore ecologista, e il Presidente del F-VG che ha perso l'aroma. La precisazione dell'esperto e la postilla di eddyburg

Dal Mose al rigassificatore
quelle 129 trappole a sinistra
di Lucio Cillis

ROMA - Di trappole, disseminate lungo tutto lo Stivale, ce ne sono almeno 129. Sono opere pubbliche "a ostacoli", quelle che nel censimento del Nimby Forum (osservatorio dei contenziosi al quale aderiscono aziende e istituzioni coinvolte dai "no") sono per la loro presenza sui media, le più contestate dai comitati locali.

Una forza trasversale, che per difendere il proprio "giardino" (Not in my backyard, ovvero Nimby) ha contrastato diverse opere pubbliche del governo in carica e non guarderà in faccia nemmeno un eventuale esecutivo targato Prodi. Molti di questi nodi rischiano di trascinare in snervanti confronti e contenziosi politici tutto il centrosinistra, in mancanza di un progetto partecipato e pensato da tutte le anime che vi convivono.

Sono opere pubbliche non necessariamente imponenti e non sempre di alto impatto. I rigassificatori, ad esempio: una necessità che per il centrosinistra (in prima linea i due cervelli economici di Margherita e Ds, Enrico Letta e Pierluigi Bersani) è oggi in tempi di crisi di gas, irrinunciabile. Ma che nel caso del "no" all´impianto di Brindisi, vede il sindaco della città Domenico Mennitti (Forza Italia) e il governatore della Puglia Nichi Vendola (Rifondazione) schierati dalla stessa parte della barricata.

E se c´è la Tav in Val di Susa, o il Mose a Venezia, in Lombardia spunta l´autostrada Milano-Bergamo-Brescia, contestata da 35 sindaci, anche di centrosinistra. Per non parlare del percorso del corridoio Tirrenico, l´autostrada Livorno-Civitavecchia: i due progetti che si sono affiancati fino ad oggi sono stati osteggiati con forza da Verdi e ambientalisti che chiedono a gran voce di puntare tutto sul raddoppio dell´Aurelia e non su un percorso da realizzare più a ovest secondo la giunta regionale guidata da Claudio Martini (Ds) o addirittura in Maremma come nel progetto di Lunardi.

Il carbone è invece, l´esempio eclatante di un´altra spaccatura difficilmente sanabile. La rivolta di Civitavecchia e del presidente della Regione Lazio Marrazzo (alla guida di una giunta di centrosinistra) contro la centrale, fa il paio con l´impianto di Porto Tolle, a Rovigo. Anche qui, ora che il carbone torna in auge, è stata la rivolta di ambientalisti, comitati e Verdi della zona, a "svegliare" gli altri partner della coalizione e a riportarli alla lotta al carbone.

Sulla strada delle proteste si incontra, infine, anche "il vento", vecchio cavallo di battaglia degli ecologisti. La costruzione di nuove centrali eoliche - spesso cattedrali nel deserto che, secondo i detrattori, deturpano il paesaggio - sono di fatto bloccate in Sardegna e Puglia, due Regioni guidate dal centrosinistra. E al grido nimby, altri progetti sono stati drasticamente ridotti anche nella progressista Basilicata.

Tav, il rilancio di Prodi "Si farà, punto e basta"

di Marco Marozzi

MADRID - Lo dice prima di pranzo: «La Tav si fa. Punto e basta». In Italia in molti lo applaudono. Ma altri da sinistra lo attaccano. Lui però, prima di cena, raddoppia: «Il corridoio 5 è nel programma dell´Unione come tutti i grandi collegamenti europei. Quindi, non c´è discussione su questo punto». Romano Prodi si gioca sul treno ad alta velocità il ruolo di leader del centrosinistra. Volontà di mostrare che è lui ad avere la parola decisiva per far scendere sulla terra, fra spine e speranze, le 281 pagine del programma dell´Unione. Avviso ai suoi che la riforma elettorale «è un insulto» ed è meglio stare attenti: «Il proporzionale spinge i partiti a diversificarsi il più possibile. E questo li premia con i media». Così eccolo prendere di petto il nodo Val di Susa e le divisioni fra alleati. «È una polemica fuori posto. - taglia corto - Le grandi infrastrutture europee vengono portate avanti e tra queste c´è il Corridoio 5. E quindi la Torino-Lione». Lo dice da Madrid, arrivato per incontrare gli italiani di qua, raccontare a una cena di imprenditori spagnoli cosa farà se andrà al governo, partecipare a un Forum sull´Europa. Lo dice subito prima di andarsene a pranzo con Loyola de Palacio, sua commissaria Ue ai trasporti e adesso coordinatrice per il Corridoio 5. Incontro previsto da tempo, ma su cui - guizzo fra fato e simboli - ieri sono esplose le gran discussioni italiane sull´assenza della Tav nella Magna Charta del centrosinistra. Anche su questo, Prodi sceglie il decisionismo: «Il programma è la cornice, il quadro lo decido io». No, non importa «nessuna integrazione» come ancora ieri chiedevano il presidente del Piemonte e il sindaco di Torino, Mercedes Bresso e Sergio Chiamparino. «Le speculazioni non hanno né peso né giustificazione» trancia le polemiche un Prodi rilassato nonostante la levataccia da Bologna. «Noi non abbiamo scritto le cose analitiche nel programma, però la decisione di andare avanti con le infrastrutture europee è una decisione che avevamo preso ed è ribadita».

L´impegno dei capi dell´Unione, per il Professore, è nell´adesione generale al testo presentato sabato. «Nel programma - manda a dire ai critici - c´è scritto che i collegamenti europei si fanno. E io credo che il Corridoio 5 sia uno dei più importanti. Francamente bisognerà fare anche quelli che ci portano verso nord perché del Brennero abbiamo assolutamente bisogno. Ma l´incrocio tra est-ovest e nord-sud è indispensabile per non essere isolati». Nessuna telefonata da Madrid verso i contestatori. «Non ho parlato con Rifondazione, con i Verdi perché ho ridetto quello che c´è scritto nel programma. E mi basta». La Tav, insiste, «è una priorità». «Certo, siamo per analizzare i problemi con le comunità interessate. Non come il governo attuale che ha imposto tutto senza confronto. Pochi giorni ho discusso con i sindaci della Val di Susa: hanno apprezzato l´atteggiamento, ma nessuno ha messo in dubbio l´opera». «Occorre aprire un dialogo con le comunità locali come sempre si fa in questi casi. Ho in mente l´esempio della Bologna-Firenze: riunioni fiume che hanno portato anche alla modifica degli aspetti di sicurezza. Bisogna anche pensare a compensazioni per le comunità che sopporteranno pesi così rilevanti». Prodi mostra fiducia e lancia confronti. «Nessuno chiede il programma al centrodestra. A me fa piacere, vuol dire che non se lo aspettano» dice agli italiani di Madrid. «Fino a quattro giorni fa mi rimproveravano tutti che non c´era il nostro programma. Ora mi dicono che è troppo lungo. Non c´è una virgola di demagogia. Abbiamo fatto un programma di governo». Rassicura: «Mastella e Bertinotti sono legati da un giuramento». Promette: «Se vinciamo, dal partito democratico non si torna indietro».

"Ma nel testo l´omissione è voluta"

Targetti, tecnico di area ds e coautore del programma:

si parla solo del Corridoio 5

ROMA - «La realizzazione del percorso del treno ad alta velocità nella Val di Susa non è esplicitato nel programma dell´Unione».

Quindi non è una svista?

«Assolutamente no. Non c´è stato accordo».

Il professor Ferdinando Targetti, tecnico di area ds, è stato il coordinatore del tavolo di programma che si è occupato di "Problematiche industriali e infrastrutture".

Professore, il fatto che la Tav non sia esplicitata nel programma significa che non sarà realizzata?

«Significa che ancora non lo sappiamo. Quel punto è rimasto in sospeso».

Durante i lavori del tavolo come è stata affrontata la questione alta velocità e Corridoio 5?

«Sono due passaggi diversi. Con l´assenso di tutte le anime dell´Unione è stato dato il via libera all´integrazione dell´Italia con le grandi reti europee. Significa che il Corridoio europeo numero 5, l´arteria un po´ treno un po´ autostrada che collegherà Lisbona con Kiev, sarà realizzato e passerà a sud delle Alpi, dove previsto».

E il secondo passaggio?

«Non è stato esplicitato e il mezzo e il metodo con cui verrà realizzato il Corridoio 5».

Se non con l´alta velocità, come?

«Ad esempio rafforzando la rete ferroviaria già esistente. Ci saranno nuovi studi e saranno coinvolti cittadini e enti locali».

Prodi oggi dice che la Tav si farà punto e basta. E´ andato oltre il programma?

«Questo nel programma non c´è».

(c. fus.)

Fassino: "Alleati, stop alle furbizie

o i cittadini non si fideranno"

di Gianluca Luzi

ROMA - «Penso che dobbiamo ristabilire delle regole. Ogni posizione è legittima, ma poi a un certo punto si deve decidere e non può che prevalere un criterio di maggioranza. Ogni minoranza ha diritto di esprimere le proprie posizioni ma non ha diritto di paralizzare una maggioranza, altrimenti non si governa e i cittadini non si fidano». A otto settimane dal voto la pazienza di Fassino viene messa ancora una volta alla prova da una lacerante disputa sulla Tav. Ma il segretario dei Ds non ha dubbi: discutere con tutti «per dare risposte alle paure», approfondire tutto quello che c´è da approfondire, ma la Torino-Lione si deve fare perché serve all´Italia e all´Europa.

Segretario Fassino, non siete neanche al primo tornante e rischiate già di andare fuori strada?

«Diciamo una cosa subito con chiarezza: l´alta velocità in Val di Susa non è una ferrovia locale e neanche soltanto il tratto di una ferrovia italiana. Stiamo parlando di quel grande corridoio paneuropeo che parte da Lisbona e Londra, i due rami si unificano a Lione, attraverso la Val di Susa entra in Italia, prosegue fino a Trieste e poi Lubiana, Budapest, Kiev, Mosca. Quindi un´opera strategica per l´Italia e per l´Unione europea. L´Italia non può permettersi di stare fuori da questa rete senza pagare un prezzo economico e sociale molto alto. Il punto, quindi, non è se fare la Tav o non farla perché sarebbe un grave errore e un danno per il paese non realizzare quest´opera. Il punto vero è come farla».

Difficile, considerando l´ostilità delle popolazioni locali.

«Si deve affrontare un nodo che ormai si pone non solo in Italia ma in qualsiasi paese ogni volta che si deve fare una grande opera, sia una centrale elettrica che un impianto di smaltimento rifiuti o una ferrovia veloce. Si è diffuso nel mondo un atteggiamento di diffidenza o di rifiuto: fatela dove volete ma non nel mio giardino. Di fronte a questo atteggiamento bisogna evitare due reazione sbagliate. La prima è di farsi paralizzare dalla paura e dall´eventualità di rischi prima ancora di verificare se i rischi ci siano davvero. E il secondo è di alzare semplicemente le spalle come se le inquietudini e le paure non dovessero ricevere delle risposte. Invece si tratta di fare la Tav in modo sicuro e non devastante. Bisogna liberarsi da letture ideologiche che non aiutano e non servono. La Tav non è l´ultimo simbolo dello Stato Imperialista delle Multinazionali, come qualcuno pensa. E´ un´opera che serve allo sviluppo economico e sociale del nostro paese e dell´Europa».

Per ora l´opposizione dei movimenti locali resta piuttosto forte.

«Se oggi siamo in questa situazione c´è una responsabilità molto seria di Lunardi e del governo di centrodestra che in nome di quel decisionismo sbrigativo che è tipico di chi non tiene in considerazione i cittadini e le loro inquietudini, ha avviato l´opera senza dare corso a tutte le valutazioni di impatto ambientale e sociale. E invece se vogliamo costruire una alta velocità sicura dobbiamo fare tutti gli accertamenti. che naturalmente vanno consentiti e non impediti in nome del pregiudizio ideologico».

La sinistra più radicale continua a dire che la Tav in Val di Susa non è nel programma dell´Unione.

«C´è qualcuno che fa il furbo. Perché a pagina 138 del programma dell´Unione sta scritto in modo chiaro che "priorità della politica dei trasporti e della mobilità è l´integrazione del sistema di mobilità italiano nelle grandi reti europee". Siccome il Corridoio numero 5 è uno degli assi delle grandi reti europee, è chiaro che questa formulazione significa che noi intendiamo realizzare il Corridoio numero 5 in tutte le sue tratte».

L´obiezione è che nel programma si parla di Gottardo e Brennero, non di Torino-Lione.

«Il riferimento che viene fatto in questo testo a Gottardo e Brennero è esemplificativo, non esclusivo. C´è scritto: "dare priorità alle direttrici vicine alla saturazione, come ad esempio quelle verso il Gottardo e il Brennero". Ripeto, c´è qualcuno che fa il furbo».

Un avvertimento a Bertinotti, Diliberto e Pecoraro Scanio?

«Non è un avvertimento, è una considerazione. Se qualcuno pensa che andiamo al governo per non fare le cose, si sbaglia. Abbiamo il dovere e la responsabilità di realizzare le opere necessarie a sostenere lo sviluppo economico e sociale del paese. Naturalmente abbiamo il dovere di farlo nella sicurezza dei cittadini».

E i tempi? Le discussioni portano via tempi lunghissimi.

«Quello che è accaduto dimostra che il decisionismo che passa sulla testa dei cittadini poi i tempi li allunga. Perché se Lunardi avesse discusso con i sindaci della Val di Susa e avesse fatto tutte le verifiche, adesso non dovremmo ricominciare daccapo. E non si sarebbe determinata un´ostilità che per superarla ci vorrà più tempo di quello richiesto per ottenere consenso».

Intanto lei se la deve vedere con Ferrando e Caruso alla testa dei no global e nelle liste di Rifondazione comunista.

«Ogni partito è sovrano nello scegliere i propri candidati, ma è responsabilità di ogni leader chiedere ai propri candidati coerenza con gli obiettivi e il programma dell´Unione. Le dichiarazioni di questi giorni di Ferrando e Caruso sono inconciliabili con la politica dell´Unione».

Cosa le hanno detto Bertinotti e gli altri oppositori della sua intenzione di fare la Tav?

«Risposte piuttosto imbarazzate con argomenti assai deboli, ma noi non possiamo chiedere un voto per governare l´Italia trasmettendo l´idea che abbiamo paura di mettere in campo grandi opere. Metterebbe in discussione la nostra credibilità».

Berlusconi si vanta spesso delle sue Grandi Opere. Volete fare a gara a chi ne fa di più?

«Sfatiamo il mito delle Grandi opere del centrodestra. La verità è che negli anni del centrodestra la legge obiettivo è stata un fallimento. Hanno elencato 125 opere di interesse strategico, ne hanno finanziate non più di una quindicina e si sono aperti i cantieri di tre o quattro. Lo stato di avanzamento dei lavori riguarda l´1,5 per cento dell´investimento globale. Quasi tutto quello che Berlusconi inaugura sono progetti e finanziamenti dei governi di centrosinistra».

Mercedes Bresso: "Conta quello che dicono il leader dell´Unione e il segretario Ds" - Verdi e Prc non arretrano "Sarà dura, altre le priorità"

ROMA - Chiusura netta. Senza se e senza ma. È la risposta a Romano Prodi dei due alleati Alfonso Pecoraro Scanio. Secondo il leader dei Verdi «Prodi conferma che il programma non si tocca e in quel programma c´è scritto che le priorità sono il Gottardo e il Brennero e il potenziamento della linea ferroviaria in Val di Susa». Pecoraro interpreta così le parole del Professore. «Una cosa è riconoscere che il corridoio 5 deve essere realizzato, potenziando la linea ferroviaria esistente, una è pensare che si possa insistere sul mega tunnel contro le popolazioni». Anche il segretario di Prc invita al dialogo con la gente del luogo. E invita, come ha già fatto nell´intervista di ieri a Repubblica, a «non alzare bandiere» magari oscurando gli altri risultati di un progetto ispirato alle posizioni di una sinistra riformatrice: «Sei mesi fa pensavano tutti che non avremmo mai trovato un´intesa sull´Iraq e invece l´intesa c´è: ritiro nei tempi tecnici. Nel programma, c´è l´abrogazione della riforma Moratti, della Bossi-Fini e dopo 20 anni tornano al centro i lavoratori con il riconoscimento del valore assoluto del contratto di lavoro a tempo indeterminato». Sulla Tav Bertinotti ripete: «Siamo per rispettare quello che c´è scritto nel programma. L´Alta velocità è un tema rimasto fuori perché non c´è ancora la maturità per una scelta in questa direzione». Dunque, il problema si risolve con il consenso «mentre se qualcuno pensa di risolverle militarmente si sbaglia».

Per Giuliano Amato la tempesta è in un bicchiere d´acqua: «Non sono dissensi così drammatici come spesso vengono raffigurati perché poi, quando si arriverà al concreto, che si parli di Pacs o di Tav, io sono convinto che i margini di consenso saranno superiori a quelli che appaiono oggi». Gli amministratori locali però sono guardinghi, chiedono decisioni nette. Il governatore del Piemonte Mercedes Bresso avverte: «Conta quello che dicono Prodi e Fassino. Permane il problema di un pezzo dell´alleanza che non crede nel progetto e dovrà ricredersi». E il sindaco di Torino Sergio Chiamparino critica il programma del centrosinistra: dovrebbe uscire dalle ambiguità. «Sarebbe opportuna - dice - una precisazione formale: se non si vuole un emendamento aggiuntivo, almeno se ne faccia uno soppressivo, nel senso che si tolgano gli esempi. Com´è oggi tutto resta indefinito, c´è una priorità della rete infrastrutturale europea e non ci sono particolari riferimenti».

Illy: "Prodi rifaccia il programma basta ai ricatti di Bertinotti"

di Alberto Statera

«Caro Romano, il tuo programma va preso e rifatto, sei ancora in tempo per rimetterci le mani e farlo rifirmare ai partiti della coalizione.

Altrimenti...» Riccardo Illy, governatore del Friuli Venezia Giulia e icona del centrosinistra che vince nell´Italia di destra, può dire le cose più taglienti e dolorose con voce bassa, monocorde e freddezza austroungarica. E annuncia che queste sono le parole che giovedì dirà a Romano Prodi, il quale sabato scorso ha presentato le sue 280 pagine di programma come fosse un gioiellino.

Altrimenti, governatore Illy ?

«Altrimenti, poiché il buongiorno si vede dal mattino, non è proprio un gran bel giorno. Con quel programma, che prevede quasi tutto e quasi niente, è facile preconizzare un leader debole e un governo inconcludente. Ammesso che il Centrosinistra la smetta di fare di tutto per non consentire a Berlusconi di perdere».

Cosa c´è che non va in tutte quelle pagine?

«Sarebbe più facile enumerare le poche cose che vanno. Non vanno i mille paletti infilati dall´ala sinistra della coalizione e in particolare da Bertinotti, che ne fanno un programma generico, a dispetto delle 280 pagine, con un´impostazione del tutto timida e parziale».

Ne dica uno di paletto bertinottiano.

«Non c´è alcun riferimento esplicito all´Alta Velocità e men che meno al progetto prioritario numero 6, la tratta da Lione al confine dell´Ucraina».

Prodi dice che è una svista.

«Allora rimedi subito alla svista. Ma io non credo che sia una svista. Il fatto è che Bertinotti, che tra i suoi candida Caruso, la firma sulla Tav non la metterà mai. Per cui anche il sincero impegno di Prodi non basterebbe, perché in un governo di coalizione il leader non governa senza la coesione della sua maggioranza. Poi fosse solo la Tav».

Che altro c´è o, piuttosto, non c´è ?

«Si abbandona il Ponte sullo Stretto di Messina. Una scelta che non condivido e che appare illogica, perché il Ponte fu avviato dal governo di centrosinistra. Cos´è cambiato ? Il "niet" di Bertinotti. Il Mose non c´è e tutte le altre indicazioni sono generiche, a parte il blocco del Ponte».

Sulle Grandi Opere le piaceva di più la campagna napoleonica di Berlusconi-Lunardi, peraltro largamente fallita?

« Ahimè sì. Alcune opere si sono sbloccate, come l´Alta Velocità Nord-Sud. Non è questione di programmi napoleonici, ma ci vuole la percezione del fatto che gli investimenti nei trasporti, quando l´opera è utile, comportano un effetto di volano, inducono lo sviluppo economico nei territori attraversati».

Ma che ci vuol fare se Bertinotti serve per vincere ?

«Per vincere veramente occorre convincere. Occorre convincere Bertinotti che certe opere sono necessarie non solo per i benestanti, ma anche per i poveri. Con la Tav, per esempio, ci saranno più treni per i pendolari lulle linee normali».

Sulle Grandi Opere a Prodi diamo l´insufficienza, ma c´è anche molto altro. Per esempio, la riduzione del costo del lavoro.

«Io non l´ho vista. Non si dice né quanto, né quando né come. Con una coalizione non coesa, con divergenze forti, o le cose sono scritte e sottoscritte, blindate, o non si faranno mai. Con questa legge elettorale, sia chiaro che ciò che Bertinotti non vota, non si fa. E poi, lo dico da imprenditore, a che serve ridurre del 5 per cento il costo del lavoro se il nostro costo del lavoro è di venti volte superiore a quello della Cina ?»

Sempre meglio di uno schiaffone, presidente Illy.

«Il problema è che il reddito da lavoro è troppo basso perché è falcidiato dagli oneri previdenziali, che vanno abbattuti con coraggio, come diceva Modigliani. Vanno dimezzati o almeno ridotti del 20 per cento. Questo è un problema centrale, insieme ad altri due».

Dica.

«La salute e l´energia. Il capitolo salute è trattato in modo autocompiacente: si dice che più o meno va bene così. Ma è falso. In quasi tutte le regioni la spesa sanitaria cresce del 7-8 per cento l´anno contro l´1 per cento del pil. È una progressione insostenibile, da bancarotta. Quanto all´energia, grande questione mondiale, sembra che si ignori che il prezzo del petrolio è triplicato in pochi anni. Ci vogliono non affermazioni generiche, ma misure adeguate all´emergenza».

Ma insomma, in 280 pagine non c´è proprio niente di buono? «Ci sono alcune evidenti contraddizioni. Per esempio, si dice che le tariffe degli avvocati vanno mantenute e poi che le tariffe minime professionali vanno abolite».

Va bene, governatore, ma sia gentile, ci dica almeno una cosa che condivide.

«C´è il reddito d´inserimento, che somiglia al reddito di cittadinanza che abbiamo fatto in Friuli Venezia Giulia per sostenere chi è indigente perché pensionato, portatore di handicap, oppure temporaneamente in difficoltà perché espulso dal lavoro. Ci sono cose buone per la cultura, come l´aumento delle risorse del Fondo unico per lo spettacolo».

Se Prodi la volesse come ministro, presidente Illy?

«Impossibile. Primo, perché Prodi ha la fila dietro la porta, mentre ancora i partiti si spartiscono i seggi alla Camera e al Senato, con una legge fatta apposta per i partiti e contro i cittadini. Secondo, perché ho preso un impegno con i miei elettori in Friuli Venezia Giulia. Terzo, perché si sarà capito che non sono troppo ottimista sull´efficacia dell´azione di un governo di centrosinistra, se le premesse sono queste».

Appoggerà le liste civiche se si presenteranno alle elezioni?

«Se si presenteranno al Senato, forse con Di Pietro, sarò loro testimonial».

Quindi giovedì a Prodi dirà...

«Gli dirò che è ancora in tempo a riformulare il programma e a farlo firmare nuovamente da tutti gli alleati. Perché: patti chiari, amicizia lunga».

Postilla

Sconcertanti le cose che hanno detto.

Continuano a parlare di TAV (Treni ad alta velocità), quando il progetto su cui si discute è per il trasporto ad alta capacità (TAC): un treno lento per trasportare molte merci (da dove? a dove?), invece di un treno iperveloce per trasportare passeggeri da Kiev a Lisbona e a Londra (o da Torino a Lione).

Continuano a confondere il Corridoio 5 (che è la direttrice di un sistema complesso di infrastrutture su ferro, asfalto, tubo per spostare persone, merci, energia, informazioni) con la modalità tecnica di realizzazione di un elemento di un suo piccolo segmento (la Val di Susa). Uno che le cose le sa (perché ha partecipato alla stesura del prigramma e perché di trasporti ne capisce) si affanna a precisare che le cose sono diverse e che nel programma cìè l’una e non c’è l’altra, ma loro (Fassino) continuano a dire che gli altri “fanno i furbi”.

Continuano a parlare di Nimby, quando è chiaro che la critica alla TAC in Val di Susa è critica di una strategia di sviluppo per la quale c’è sviluppo se l’acqua minerale si sposta da Kiev a Lisbona, la carta igienica da Londra a Trieste - e viceversa: più si sposta più cresce il PIL. E’ critica di un sistema di priorità distorto (prima le Grandi Opere, poi la manutenzione del sistema normale del territorio e delle sue reti). E’ critica di un metodo di decidere arrogante, che trascura le valutazioni tecniche di sistema e la trasparenza sulle decisioni e sulle loro reali motivazioni.

Continuano a difendere le Grandi Opere senza impegnarsi alle politiche necessarie per renderle di una qualche utilità: per esempio, hanno mai detto come faranno a convincere i trasportatori ad abbandonare i TIR per il TAC? E ch’è addirittura chi critica Berlusconi perché ha promesso le GO e poi non ha saputo realizzarle: non solo il “Governatore” (le virgolette sono d’obbligo) del Friuli – Venezia Giulia, ma anche il Segretario dell’erede del PCI.



Speriamo di riuscire a mandarli al governo del paese per cacciarne l’attuale occupante; ma speriamo anche che studino di più e apprendano meglio. Altrimenti, saranno dolori anche dopo la vittoria.

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