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Giuseppe De Finetti
Architetti, secondo De Finetti
27 Febbraio 2006
Definizioni
Una definizione polemica

Giuseppe De Finetti, da "La ricostruzione delle città. Per la città del 2000", serie di articoli inediti per Il Sole , 17 aprile 1943; ora in

Milano. Costruzione di una città , Hoepli, Mílano 2002, pp. 322-23.

Gli spiriti inquieti che tendono al nuovo per il nuovo, allo strano e al mirabolante non servono all'architettura e, quando per caso si dedicano a questo mestiere che è tutto reale e concreto, raramente giovano. E danno non piccolo fanno anche gli ingegni copiatori, quelli che per mancanza di forza inventiva e di spirito critico si attaccano alla moda e seguono solo questa, accettandola tal quale anche se allogena ed estranea affatto al loro tema, al loro clima, ai loro mezzi economici e tecnici.

[...] Guai a lasciar prendere la mano ai praticoni od ai cosiddetti uomini d'azione, che credono di fare la civiltà d'oggi perché costruiscono case o producono beni industriali o commerciano le merci od il denaro e lo fanno sempre con furia gloriandosi della velocità della loro azione e del loro successo, ma sciupando la civiltà del domani, l'industria del domani, la ricchezza del domani. E questi realizzatori noi sappiamo sin d'ora che balzeranno alla ribalta alla prima occasione a bandire programmi mirabolanti e semplicistici, a chiedere libero campo per le loro imprese, a battersi per il sistema del fare pur di fare perché il tempo stringe e la necessità è grande.

Conviene dunque precederli e cercar di fissare qualche concetto fondamentale per lo sviluppo della città, che valga anche a difenderla dagli improvvisatori.

Occorre, quindi, chiedersi se oggi, nell'attuale fase di incontrollata trasformazione che le città sta subendo, quegli ammonimenti non abbiano di nuovo quanto mai valore.

Si veda anche Ingegnere, secondo Musil

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