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Paolo Berdini
Roma. Cresce ancora il sovradimensionamento del PRG
11 Dicembre 2005
Conclusa la fase comunale della formazione del PRG. Corretti alcuni errori, cresciuto ancora l’abnorme sovradimensionamento (10 dicembre 2005)

Il nuovo piano regolatore di Roma è stato modificato dalla Giunta comunale controdeducendo alle osservazioni presentate. L’attende ora gli ultimi passaggi presso i Municipi, che però esprimeranno un parere esclusivamente consultivo, e nel Consiglio comunale.

Rispetto alla stesura originaria l’unico elemento di positiva novità è che Rifondazione comunista è riuscita a togliere dalla normativa tecnica del piano l’articolo dedicato alla compensazione urbanistica, e cioè a quell’invenzione capitolina che ha causato una grande aumento delle previsioni edificatorie e del consumo di suolo.

E’ un risultato certamente importante, anche se non si può dimenticare che anche in sede di adozione del piano nel marzo del 2003 la compensazione fu tolta per poi essere reintrodotta a seguito della fortissima pressione da parte dei responsabili dell’urbanistica romana che tra minacce e atteggiamenti lobbystici riuscirono a reintrodurla.

Ma ora il pendolo sembrerebbe fermo definitivamente. Non solo perché in questi anni di sperimentazione tutti hanno potuto misurare gli effetti devastanti della compensazione, ma anche perchè a seguito di questo voto comunale è quasi certo che la stessa Regione Lazio ritiri la legge “Lupetti”, e cioè la proposta di leggina urbanistica finalizzata all’urbanistica romana che presenta lo stesso impianto della più nota legge di riforma nazionale, la famigerata Lupi. Staremo a vedere: per ora è importante sottolineare il risultato positivo.

Gli elementi positivi finiscono però qui. Per il resto siamo di fronte alla puntuale conferma di tutti i peggiori errori già presenti nella prima versione.

Anzi, a giudicare dalle primi dati che sono riusciti a filtrare –i documenti ufficiali non sono ancora disponibili- siamo di fronte ad un atteggiamento culturale inaccettabile, poiché vengono ribaditi puntigliosamente gli originari dati numerici che precedenti critiche si erano incaricate di spazzare via. Come sanno i lettori di Eddyburg, in questi anni sono state portate critiche argomentate alle affermazioni contenute nei documenti di piano. Italia Nostra e Polis, in particolare, hanno pubblicato numerosi documenti che confutavano con rigoroso metodo scientifico i dati ufficiali. Consumo di suolo e dimensionamento erano stati gli elementi maggiormente sottoposti alle critiche.

Come se nulla fosse, tutti i vecchi numeri sono stati riproposti, denunciando un atteggiamento di disprezzo verso qualsiasi critica argomentata e costruttiva.

Il consumo di suolo inattendibile

E’ stato dimostrato che l’attuale consumo di suolo era pari già al 37% del territorio comunale e che attraverso le previste nuove edificazioni sarebbero stati urbanizzati ulteriori 15.000 dei 129.000 ettari, così da arrivare ad una compromissione del 47% dell’intero territorio romano. Oggi viene di nuovo affermato che “ tutela ambientale riguarda il 68 % del territorio comunale”. Un dato palesemente falso che non tiene conto delle migliaia di ettari urbanizzati che le cartografie di piano riportano all’interno delle aree protette. Lo ha inutilmente detto più volte Vezio De Lucia: le aree inserite nell’elenco di quelle protette vengono sottratte alla pianificazione ordinaria e affidate alla redazione del piano di assetto. Così le aree urbanizzate esistenti all’interno delle aree protette vengono cancellate: un modesto trucco contabile e continuare a fingere che tutto è verde!

E’ un atteggiamento inaccettabile e dal punto di vista culturale e scientifico. Sembra quasi che gli estensori del piano ritengano che esso non verrà né oggi né nel futuro analizzato e sottoposto ad approfondite analisi. Quasi che l’approvazione del piano avesse la forza di chiudere per sempre ogni discussione.

Da qui al voto del Consiglio comunale si dovrà dunque insistere per chiedere almeno il ristabilimento della verità.

Nuovi comprensori agricoli scompaiono sotto il cemento

Com’era prevedibile, poi, l’elevatissimo consumo di suolo che era previsto nel piano adottato non solo non è stato ridotto, ma è addirittura aumentato. E’ Legambiente –che pure in questi anni ha aiutato il percorso del piano- a evidenziare che sono state inserite nuove aree di espansione in comprensori agricoli di pregio ambientale, aumentando così il rischio di ulteriori compromissioni.

Del resto aumentano anche le cubature: ulteriori due milioni di metri cubi che portano il dimensionamento del nuovo piano a quasi 70 milioni di metri cubi. Si prevede dunque di insediare circa 400.000 nuovi abitanti in una città che ne ha persi 180.000 tra i due censimenti del 1991 e 2001. Anche se recentemente l’assessore capitolino all’urbanistica ha affermato che i dati Istat sono sbagliati e che il comune di Roma li sta correggendo! Uno straordinario esempio di devoluzione censuaria.

Proprio ieri un gruppo di senza tetto ha occupato per un intero giorno la basilica di san Giovanni in laterano. A Roma, come noto, si è costruito molto in questi ultimi anni. L’aver lasciato lo sviluppo della città in mano alla rendita immobiliare non è servito dunque a nulla. La domanda non incontra l’offerta: ci sono decine di migliaia di alloggi vuoti e una parte della popolazione non ha casa.

Ma anche in questo caso non si vuole cambiare orizzonte culturale e si continua a gonfiare un fabbisogno edilizio a tutto beneficio della proprietà immobiliare.

La questione delle "centralità"

Anche questa grande questione dimostra quanto modesto sia il livello di prefigurazione previsto dal piano che si è limitato a riempire la città di previsioni volumetriche. Uno dei pilastri dell’apparato ideologico utilizzato afferma che attraverso le nuove “ centralità”, e cioè 19 nuovi poli urbani, si porterà qualità urbana nella sterminata periferia romana.

Per essere vera, questa affermazione avrebbe avuto bisogno dell’esatta definizione del sistema delle nuove localizzazioni direzionali che si intende trasferire nelle nuove località. Nulla di tutto ciò. Esse sono lasciate all’iniziativa dei proprietari dei suoli che in mancanza di qualsiasi visione pubblica hanno iniziato un indecente balletto di previsioni finalizzate esclusivamente alla valorizzazione del proprio terreno ma senza alcun disegno urbano.

Il caso di Acilia Madonnetta, a Roma sud, è in tal senso paradigmatico. E’ stata la proprietà (Telecom) attraverso il suo blasonato progettista (Gregotti) ad annunciare alla città che lì sarebbero stati trasferiti i Tribunali ora localizzati a Roma nord. Il piano regolatore ha perduto il suo significato originario: non prevede nulla, la città è lasciata all’iniziativa privata. Del resto nelle relazioni allegate allo strumento regolatore si afferma che si è voluto definire un “piano dell’offerta”. La città pubblica è scomparsa.

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