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Il potere nascosto della città
11 Dicembre 2005
Articoli del 2004
Uno dei rari articoli sulla stampa non specializzata che lega scelte politiche di carattere generale e governo del territorio. Da Il manifesto del 19 settembre 2004 (fb)

Città e territorio sono pressoché scomparsi dalla riflessione della sinistra. Eppure nelle nostre città è in atto un processo di cambiamento che sta mutando il destino di intere fasce sociali. Il primo grande fenomeno riguarda la concentrazione della proprietà immobiliare nelle mani di pochi gruppi, complici le numerose leggi di alienazione del patrimonio pubblico. Qui ha origine la vertiginosa crescita dei valori immobiliari e il fatto che una fetta sempre più grande di popolazione non riesce a sopportare gli affitti né a poter accedere alla proprietà. Nel decennio tra i due ultimi censimenti abbiamo così assistito a un massiccio trasferimento di popolazione da tutte le città capoluogo di provincia verso i comuni delle cinture metropolitane dove i prezzi delle case sono più bassi. E' un fenomeno rilevante che ha coinvolto centinaia di migliaia di famiglie. E' del tutto evidente che il livello della qualità della vita di queste famiglie è peggiorato per la necessità di compiere lunghi spostamenti quotidiani per arrivare nei luoghi di lavoro.

Il secondo grande fenomeno in atto è l'inarrestabile restringimento del welfare che si riflette nella diminuzione dei servizi pubblici e nella progressiva privatizzazione di alcuni di essi. Chi può paga, mentre una parte della popolazione riduce il suo livello di vita. Il fenomeno riguarda ogni settore, dai trasporti pubblici alla scuola, dal verde alla sanità: la sicurezza sociale di interi ceti sociali si riduce poiché si basava su questa rete di servizi pubblici.

Infine il metodo delle decisioni. Nell'ultimo decennio una serie ininterrotta di leggi derogatorie consentono alla proprietà fondiaria di poter decidere ogni trasformazione immobiliare senza attivare procedure democratiche di approvazione. Tutto avviene in un oscuro dialogo tra poteri forti senza coinvolgimento delle popolazioni interessate. Un esempio per tutti: la discarica di Acerra è stata decisa dalla società privata cui era stata affidato lo smaltimento dei rifiuti. Eppure, invece di queste aberrazioni, si parla «dell'egoismo» degli abitanti. Sono convinto che il motivo del silenzio della sinistra sia rintracciabile nel fatto che una parte di essa è convinta che i problemi urbani vanno lasciati al mercato e non sia più necessario alcun intervento pubblico. Non è soltanto per opportunismo, dato che alcune di queste immobiliari si chiamano Pirelli RE: il problema è culturale. La destra sta cercando di chiudere una fase storica: è infatti in discussione alla Camera dei deputati una legge che affida addirittura - come nel caso di Acerra - la funzione di pianificazione ai privati. Sembrerà incredibile, ma una parte della cultura urbanistica di sinistra appoggia apertamente questa sciagurata legge. Il problema è dunque nella cultura con cui la sinistra saprà affrontare il tema della casa, dei servizi e della difesa della natura pubblica del governo delle città, del territorio e dell'ambiente. Nel comprendere che le città sono al centro di uno scontro di potere tra interessi ristretti e interessi diffusi. Nel perseguire - proprio a partire dalle aree urbane - l'obiettivo di mantenere livelli di uguaglianza e diffusione del benessere.

*Urbanista, Associazione Polis

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