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Cristopher Middleton
La coppia che ha acceso l’Umbria
8 Settembre 2005
In giro per l'Italia
Riuso, valorizzazione immobiliare, e "italian way of life" da cartolina. Dalla sezione investimenti di The Independent, 7 settembre 2005 (f.b.)

Titolo originale: The Couple who set Umbria alight – Traduzione per Eddyburg di Fabrizio Bottini

Per John e Liliana Tunstill la goccia finale è stata la pioggia di Londra. “Ogni anno, dal nostro matrimonio, John mi prometteva che il tempo si sarebbe messo al meglio” ricorda Liliana, che è nata in Uruguay.

”Dopo sette anni, la voglia di spostarsi in qualche posto più caldo si è fatta insopportabile. Capisce, dove sono cresciuta, a Montevideo, ci sono spiagge dappertutto. E tanto sole, naturalmente”.

La ricerca di un posto al sole li ha portati a una rassegna delle offerte immobiliari all’estero, a Londra. “Ci siamo avvicinati a uno stand dove un signore stava seduto vicino a una scritta che diceva Northumbria” ricorda Liliana. “Per curiosità, gli abbiamo chiesto cosa ci faceva a una mostra delle offerte internazionali,e lui ci ha spiegato che in realtà quel cartello andava letto: North-Umbria”.

Un quarto di secolo fa, quello era un posto che pochi britannici avrebbero preso in considerazione per andarci ad abitare. Ma quando John e Liliana ci andarono, nei primi anni ‘70, si innamorarono immediatamente della regione, della gente: e del potenziale dell’investimento. La prima casa, comperata 23 anni fa, aveva capre che brucavano sulla loggia, e un albero che cresceva attraverso il soffitto; da allora, hanno comprato e venduto la stupefacente quantità di 227 case. La maggior parte si trovano in un raggio di 20-30 chilometri dai due centri principali della zona, Umbertide e Città di Castello.

Là dove una coppia più prudente avrebbe comprato uno o due immobili, per saggiare le acque, i Tunstill hanno acquistato all’ingrosso. È lo stesso comportamento impetuoso che ha consentito a John a suo tempo di conquistare Liliana. “Ci incontrammo su un aereo, quando c’erano ancora limiti per il duty-free “ ricorda Liliana. “Lui aveva quattro bottiglie di gin, e mi chiese se potevo tenergliene due per il passaggio alla dogana. Poi, mi ha offerto un caffè per ringraziamento, e chiacchierando ha scoperto che abitavo nella zona nord di Londra. Allora ha deciso di trovarmi, chiedendo in giro nei pubs di Islington se qualcuno conosceva una ragazza uruguaiana”.

Dopo aver sfatata l’improbabilità statistica di trovare una giovane sudamericana in una città da sei milioni di abitanti, John poteva considerare il fatto di comprare e ricostruire un rudere in Italia come un gioco da ragazzi. I Tunstill, tra l’altro, sono riusciti anche ad evitare la diffidenza che di solito si accompagna alla presenza di operatori immobiliari stranieri.

E ci sono riusciti non solo entrando a far parte della comunità locale, ma dando anche lavoro a una buona fetta della popolazione. Hanno almeno sette imprese del posto che lavorano sui cantieri Tunstill quasi a tempo pieno. Poi ci sono i lavori connessi a ciascuna opera di restauro ultimata: giardiniere, personale delle pulizie, manutenzione della piscina.

Gli abitanti del posto ci appoggiano, perché dicono che abbiamo illuminato la campagna” dice Liliana. “Trent’anni fa ci raccontano che la valle dell’alto Tevere era buia, ma ora ci sono scaglie di luce elettrica che brillano nella notte”.

Come riconoscimento del loro contributo all’economia locale negli ultimi vent’anni, di recente John è stato nominato cittadino onorario di Montone, uno dei numerosi centri medievali di collina dell’area.

E l’opera continua: l’ultimo progetto dei Tunstill è stato di trasformare un monastero del XII secolo in disuso, in un albergo country-house chiamato La Preghiera. “Quando l’abbiamo visitato la prima volta, c’erano cinque metri di fango al pianterreno, e il tetto era poco più che un colabrodo” ricorda John. “Il fatto che lo comprassimo ha confermato quello che gli abitanti della zona sospettavano da un pezzo: eravamo matti”.

Comunque, ora i matti gestiscono un adorabile manicomio, con biblioteca, sala da biliardo e dieci camere con vista panoramica sulla campagna intatta. C’è anche un museo di soldatini (prima di trasferirsi in Umbria, John gestiva il Soldier Shop a Lambeth, a due passi di distanza dallo Imperial War Museum di Londra).

Alla Preghiera, John ha stanziato una forza militare che conta circa 30.000 pezzi in piombo, insieme al pezzo forte della collezione: una scatola di carta igienica acquistata espressamente per il dittatore fascista Benito Mussolini in occasione della sua visita a un palazzo nella vicina Pierantonio, negli anni ‘30. Il Duce e i suoi accompagnatori hanno usato un po’ della carta nei loro tre giorni di soggiorno, ma il resto – ancora conservato nella confezione arancio brillante (marca Universal) – occupa orgogliosamente il proprio posto nel museo militare di John.

”I padroni del palazzo evidentemente ritenevano che il Duce meritasse un trattamento regale, e ordinarono una confezione di carta igienica speciale per questa visita” racconta John (la confezione è stampigliata con un motivo a corone). “Non si sa quanti [rotoli] siano stati effettivamente usati, ma sono lieto di aver acquistato quelli rimasti”.

Tra una spolveratura e l’altra delle sue armate, John, che ora ha 65 anni, si tiene occupato con il proseguimento dell’attività di recupero e riuso dei ruderi locali – abitualmente associato agli acquirenti britannici. La quotazione corrente di un immobile del genere nel nord dell’Umbria (senza tetto o impianti elettrici) è di circa €550 al metro quadro, e quattro volte tanto il restauro. Circa due terzi di quanto costerebbe nella più nota Toscana, dicono i Tunstill.

Oltre al denaro, ci vuole però anche pazienza. Dalla decisione di acquistare al giorno di ingresso possono passare anche tre anni. E anche una volta superata la soglia, c’è ancora una cosa indispensabile da fare: usare le buone maniere. “L’altro giorno, abbiamo mandato un paio delle nostre signore a pulire la casa di un inglese appena arrivato” dice Liliana. “Per dargli il benvenuto, loro gli hanno portato una borsa di pesche e una di pomodori, ma per tutto il tempo che hanno passato lì quello non gli ha offerto nemmeno un bicchier d’acqua”.

”Quello che si deve capire quando si viene qui, è che non ci si può prendere tutto. Date qualcosa in cambio alla gente che ci vive, e troverete amicizia, apertura e generosità”.

Non le manca la Gran Bretagna, allora? “Per niente!” ride Liliana. Quando ci svegliamo al mattino, vediamo una magnifico campo di granturco, e sulla collina una casa che abbiamo restaurato, circondata da piante di cipresso. Vediamo api e farfalle, non sentiamo altro che uccelli cantare. Perché dovrei volermene andare?”

Nota: il testo originale (per chi fosse proprio interessato, anche con i numeri di telefono dei signori Tunstill e il sito web dell’immobiliare) alle pagine di The Independent (f.b.)

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