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Pietro Citati
Chi vuole distruggere le bellezze dell’Italia
19 Agosto 2005
In giro per l'Italia
Siamo sempre in stato di allarme. Oggi a San Candido, domani in altro posto. Fino a quando? Un premio per la risposta migliore. Da la Repubblica del 19 agosto 2005

IL VIANDANTE, il ciclista, o l’automobilista, che si lasciano alle spalle la Collegiata di San Candido col suo Cristo indifeso, attraversano un paesaggio verdissimo.

Pochi chilometri più in là c’è l’Austria: Sillian, Lienz, il Tirolo orientale. Ma l’Austria è molto meno bella dell’ultimo radioso lembo della Val Pusteria con i suoi piccoli paesi, che Gustav Mahler e Hugo von Hofmannsthal amavano. Tra questi paesi, mi piace soprattutto Obervierschach (Versciago di Sopra), dove forse la grazia e l’eleganza sudtirolese toccano il culmine. Masi secolari, oscuri o improvvisamente luminosi, con finissime ondulazioni e orlature e croci greche: legna tagliata con precisione, per un inverno che forse non verrà mai: discrezione; e su tutti i balconi moltitudini di gerani e di petunie d’ogni colore, come se i balconi e i cimiteri rivaleggiassero con la fecondità della natura. Infine, la chiesa gotica di santa Maddalena, che guarda dall’alto il paese addormentato.

Oggi, questa bellezza è minacciata. In mezzo al paese, sinistre e altissime gru gialle annunciano la costruzione di un grande albergo, che l’anno prossimo vedrà trionfalmente la luce. Non c’è il minimo dubbio che l’albergo distruggerà completamente il fascino di Versciago: adombrando per sempre masi, legnaie, fiori, chiese, stradine. Non capisco perché il comune di san Candido, al quale il paese appartiene, non abbia previsto di far costruire l’albergo cinquecento metri più in là.

Sarebbe bastato. I sudtirolesi, dopo aver salvato valli bellissime, sembrano oggi animati da un’immaginazione suicida. Guardano verso l’Italia e la Francia. Là trovano modelli: l’orribile Misurina, la Liguria occidentale distrutta, la Costa Azzurra distrutta, Deauville, Rouen, Positano, Siracusa, Agrigento distrutti. Farebbero meglio a guardare verso Fermo o Ascoli Piceno, nelle Marche, dove non è scomparsa, o forse è accresciuta, la grazia del tempo di Leopardi.

Questo disastro ha una ragione. Nel Sudtirolo è scomparsa la figura del Sovrintendente ai Beni culturali, ridotto a semplice funzionario.

Qui nessun La Regina e Paolucci possono impedire ai sindaci di Roma e Firenze di sconvolgere città e musei. Qui importa soltanto l’autorità politica e amministrativa, che pochi giorni fa, violando la sentenza di un giudice sudtirolese del Tribunale di Bolzano, ha raso al suolo a Monguelfo, un edificio del sedicesimo secolo.

Un futuro più oscuro si addensa, probabilmente, sulle regioni italiane previste dalla recente riforma. I poteri dei Sovrintendenti diminuiranno o scompariranno, l’ignoranza e l’arroganza delle autorità politico – amministrative cresceranno ogni giorno. A chi importa che un piccolo paese venga abolito? O che Palazzo Barberini abbia il suo museo? Basta costruire alberghi sempre più grandi, o minacciosi palazzi regionali, o musei che sogneranno di imitare gli infernali Beaubourg o Musée d’Orsay.

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