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"Prodi vuole il MoSE"
20 Agosto 2005
MoSE
Un altro che non ha capito niente. Dalle cronache de il Gazzettino e de la Nuova Venezia del 4 e 5 giugno 2004, le imbarazzanti dichiarazioni di Prodi e le reazioni degli altri

Il professore approva il Mosedi Gianpaolo Bonzio

4 giugno 2004 - Romano Prodi, in visita a Venezia per promuovere la lista unitaria dell'Ulivo, ha sostanzialmente approvato il progetto delle dighe mobili. Dopo aver apprezzato il lavoro di ricostruzione fatto alla Fenice, dopo essere rimasto incantato soprattutto dall'oro degli ornamenti, il presidente dell'Unione europea ha fatto una breve passeggiata in piazza San Marco. Curiosamente, lungo Calle larga XXII marzo, prima del passaggio del corteo gli ambulanti extracomunitari, che di solito affollano la calle, erano stati fatti allontanare.

Affiancato dal fratello Vittorio, dal sindaco Paolo Costa (che gli ha brevemente illustrato anche i progetti del rialzo della pavimentazione in piazza San Marco) e dal candidato alla presidenza della Provincia Davide Zoggia, Prodi ha così detto la sua sul Mose. «Non conosco nel dettaglio il ricorso contro il Mose, ma posso affermare che il progetto è comunque un punto di riferimento per la sicurezza di questa città, lo ho seguito per anni e spero che vada avanti. Da quello che ho potuto capire Venezia ha davvero bisogno di sicurezza». Dopo aver affermato di essere rimasto colpito dall'attentato all'ambasciata in Iraq, Prodi ha parlato al telefono da un tavolino del caffé Todaro con il primo ministro russo Michail Fradkov per sbloccare un problema relativo all'esportazione di carne tra l'Europa e il Paese dell'est. Incuriosite dalla piccola folla radunata al bar vicino all'illustre ospite, due turiste americane hanno chiesto ed ottenuto di farsi fotografare con il presidente. Anche in campo San Fantin i turisti erano rimasti a sbirciare, c'è anche chi, vedendo guardie del corpo e fotografi all'opera, lo ha confuso nientemeno che con Berlusconi. A San Marco Prodi, Costa, Zoggia e i giornalisti sono poi saliti a bordo di un battello elettrico dell'Actv.

Per il sindaco, visibilmente soddisfatto dell'incontro contrariamente a molti cronisti immobilizzati nel battello per tentare di sentire la debolissima voce del preside europeo sovrastata dal rumore del motore, è necessario insistere sul progetto di conversione dell'alimentazione dei vaporetti. Costa ha parlato del piano che prevede l'alimentazione ad idrogeno, una scelta costosa e soprattutto poco inquinante (è augurabile che sia anche meno rumorosa).

Il sindaco punta così ad ottenere la relativa approvazione, anche in chiave europea, nonchè i fondi necessari. «Ho sempre pensato che l'idrogeno fosse l'ideale per questa città - ha aggiunto Prodi - la sperimentazione a Venezia mi sembra la cosa più giusta, deve essere affrettata. Mi pare una combinazione ideale, tra Venezia e l'idrogeno, che mantiene anche la città più pulita».Ne hanno avute davvero tante

di Silvio Testa

5 giugno 2004 - Ne hanno avute davvero per tutti: per Costa, per Prodi, ma soprattutto per il Polo Rossoverde. Le dichiarazioni di Prodi sul Mose (vedi riquadro sotto) hanno scatenato Michele Boato (Verdi colomba) e Andreina Zitelli (Pri), candidati alla Provincia con la lista che porta il loro nome, che ieri hanno denunciato le contraddizioni del Centrosinistra e hanno chiesto che il sindaco sia mandato a casa con un anno d'anticipo. «Gianfranco Bettin, Beppe Caccia, Paolo Cacciari - ha scandito Boato - sono lì per i loro interessi, i loro fili rossi realmente attivi sono le alleanze strategiche con il mondo dei violenti d'Italia, ed è meglio un commissario per gli ultimi mesi dell'amministrazione che Costa svincolato da tutto».

L'analisi dei due è netta: il Mose è invasivo, dannoso, irreversibile, illegittimo, ma se siamo arrivati alla fase dei cantieri è anche perché il Centrosinistra nel merito si regge sull'ambiguità, e si arriva al paradosso che il sindaco è lieto che il Tar bocci il ricorso del Comune. «O è cosa da Corte dei Conti, perché si pagano gli avvocati per perdere, o è un manicomio» ha scandito Boato, affermando che le parole di Prodi hanno solamente messo una volta di più l'equivoco in rilievo.

«Costa farà appassire la Margherita», ha concluso Boato, sostenendo che anche in quel partito vi sono tante persone contrarie alle grandi opere stravolgenti e chiedendo se vi siano imprese del Consorzio Venezia Nuova che abbiano finanziato questa o la precedente campagna elettorale del sindaco per le europee.

«In sede locale - ha sostenuto la Zitelli - rimane innegabile il dato che il Polo Rossoverde ha condiviso tutte le decisioni del governo Costa, senza mai mettere in discussione la presenza dei suoi assessori nella giunta comunale. Le dichiarazioni di Prodi sul Mose - ha aggiunto - rappresentano per loro una batosta, e affossano l'ordine del giorno post elettorale annunciato da Pettenò, Bettin e Dal Corso».

Ergo? «Invitiamo tutto l'associazionismo, le remiere, le persone di buon senso, tutti coloro che hanno a cuore la laguna e la salute dei veneziani - ha concluso la Zitelli - a sostenere alle provinciali la nostra lista: non scendiamo né scenderemo a compromessi, siamo l'unica vera novità nel panorama politico locale, persone con vite chiare sempre nell'ambientalismo».La collocazione, hanno precisato entrambi, sarà nel Centrosinistra, anche se condizionata ai temi ambientali. «Vogliamo che la maggioranza di adesso vinca, ma nella chiarezza», ha affermato Boato, mentre la Zitelli ha sottolineato che la posizione storica e maggioritaria del Pri, ancorché oggi schierato col Polo, è contro il Mose. Lo conferma anche il segretario Pierre Zanin. «E mai nessuno - ha concluso - potrà impedirmi di fare in sede locale un'alleanza sui programmi».

Nel Polo Rossoverde, comunque, non si disconoscono le difficoltà della coalizione sui temi ambientali, soprattutto dopo le affermazioni di Prodi. «Sono state uno spot per Costa, ed è chiaro che sul piano politico sono un problema», ha sostenuto il capogruppo di Rifondazione Comunista, Pietrangelo Pettenò. Del resto, ha aggiunto, nessuna sorpresa, perché si tratta di una linea di piena continuità nel Centrosinistra.«Sia il Governo Prodi che il Governo Amato, con dentro i verdi di Boato e i repubblicani della Zitelli - ha sostenuto - l'hanno perseguita, e dunque non è mandando a casa Costa che non si fa più il Mose. Ronchi e la Melandri - ha aggiunto Pettenò - l'hanno forse fermato? La battaglia politica varrebbe la giunta, ma credere che in questo clima ciò basti a fermare il progetto significa essere degli illusi, fuori della storia».

La scelta giusta, ha dunque sostenuto Pettenò, sono gli 11 punti, e la mozione che ne chiederà la sperimentazione e, in attesa dei risultati, lo stop ai lavori propedeutici del Mose. «È però chiaro - ha concluso - che su questo si arriva alla resa dei conti: non gli chiediamo di abiurare al Mose, ma Costa deve impegnarsi su questa posizione. Niente forzature, altrimenti si rompe e nei mesi che mancano Rifondazione non parteciperà più al governo della città».

Sconcerto anche tra Verdi e Ds. «Adesso, oltre a Costa, c'è Prodi a dire 'avanti col Mose': si può sapere - ha chiesto il capogruppo dei Verdi, Flavio Dal Corso-, giusto perché gli elettori ne abbiano un'idea, come si comporterà il listone in Europa a proposito del Mose? Per ora ha aggiunto -, la verità è solo una: il solo voto anti Mose dato alle prossime europee sarà quello dato a chi non ha nessuna ambiguità su questo punto. Esattamente come i Verdi». E nella Quercia ieri Mara Rumiz si è affrettata a segnalare ai giornali che Giovanni Berlinguer, candidato nel listone alle europee, si è subito affrettato a subordinare ogni decisione sul Mose «a una attenta e meticolosa valutazione dell'impatto ambientale».

«Spero che il progetto Mose vada avanti» di Alberto Vitucci

4 giugno 2004 - . Una visita alla Fenice, una passeggiata in piazza San Marco. E un sostegno, anche se prudente, al progetto Mose: «E’ sempre stato un punto di riferimento sulla sicurezza, spero che vada avanti». E’ durata meno di due ore la visita veneziana del presidente della commissione europea Romano Prodi. A fargli da guida il sindaco Paolo Costa, che lo ha accompagnato insieme al candidato presidente dell’Ulivo per la Provincia, Davide Zoggia.

Prodi è parso molto affaticato, e non ha risposto a domande su Berlusconi e Bush. Limitandosi a esprimere la sua «crescente preoccupazione» per le notizie che arrivano dall’Iraq. «Sono molto colpito», ha detto Prodi, «dall’attentato alla nostra ambasciata. Spero non ci siano state vittime».

Il presidente è arrivato da Padova nel pomeriggio, e a bordo del motoscafo della Prefettura ha raggiunto Santa Maria del Giglio. Prima tappa, la Fenice. «Non era potuto venire all’inaugurazione», spiega Costa, «gli avevo promesso di aprire il teatro solo per lui». Prodi, Costa e Zoggia salgono le scale del teatro illuminato a festa. Nel gruppo c’è anche il fratello di Prodi Vittorio, presidente della Provincia di Bologna e candidato all’Europarlamento nel Nord Est. Entrano a decine. Il solerte cerimoniale di Ca’ Farsetti decide di lasciar fuori soltanto i giornalisti.

Prodi ammira i restauri. Si fa spiegare dai progettisti le tecniche per la doratura dei decori e dei soffitti. «Ma è oro sul serio?», chiede. Gli spiegano che sotto i pavimenti ci sono tonnellate d’acqua per garantire la sicurezza in caso di incendi. Qualcuno, non visto, fa gli scongiuri. Si va alla sala Rossi, gioiellino in legno aggiunto al teatro «dov’era e com’era». «Bella, bella», commenta il presidente.

Tutti di corsa verso piazza San Marco. I vigili urbani e la Digos fanno strada. Qualche commerciante di via XXII marzo non perde l’occasione: «Ci vorrebbe tutti i giorni, Prodi, non abbiamo mai visto la strada così ordinata». Gli ambulanti senegalesi, abusivi e autorizzati, sono spariti come d’incanto.

A San Marco si posa per la foto. I professionisti dell’immagine tirano il collo per riuscire a venire immortalati «proprio accanto al presidente». A un certo punto qualcuno del cerimoniale ci prova: «Una foto del presidente con il sindaco, loro due da soli». Fatica sprecata, perché il gruppo non molla. Scattata la foto di rito davanti alla Basilica si fa rotta verso il Molo. Il cantiere metallico del Consorzio Venezia Nuova oscura l’isola di San Giorgio. Prodi si informa: «Cosa stanno facendo?». «Mettono a posto la pavimentazione, poi isolano il sottosuolo», risponde Costa, «qui sotto è pieno di cunicoli. Quanto tempo ci vorrà? Qualche anno».

Sotto le colonne di Marco e Todaro squilla il cellulare. Il capoufficio stampa Nino Rizzo Nervo, già direttore del Tg3 Rai, prende Prodi e lo fa sedere a un tavolino del Caffè Todaro. Dall’altro capo del filo c’è il primo ministro russo Mikhail Fradkov. La telefonata dura un buon quarto d’ora. «Abbiamo parlato del problema dell’improvviso blocco di esportazioni di carne dai Paesi dell’Unione alla Russia», spiegherà Prodi più tardi, «un problema che preoccupa gli allevatori di molti Paesi europei e che vale un miliardo e trecento milioni di euro. Abbiamo cercato di risolvere questo problema». Alla fine della telefonata, foto ricordo richiesta da una studentessa americana. «Mi chiamo Taylor», ha detto, «e ho fatto un master in Europa, volevo conoscere il presidente Prodi».

Tutti in battello. Si parla dell’energia pulita, ma anche dei lavori del Mose, che hanno subìto un’accelerazione. «Non ho seguito le ultime fasi di questo progetto», scandisce Prodi, «ma credo che il Mose sia uno dei punti di riferimento per la sicurezza della città. Io ho un certo passato, perché per anni ho assistito alle sperimentazioni e ai progetti nell’ambito del Consorzio, e quindi spero che possa andare avanti». Presidente, lei lo sa che in Europa ci sono due ricorsi, di cui uno firmato da 150 parlamentari dell’Ulivo?, gli chiedono. «Non sono un esperto di procedure, non ne sono al corrente», taglia corto Prodi. «Ma non è vero che manca la Via», corregge Costa, «e comunque le responsabilità sono tutte mie».

«Prodi? E’ stato male informato» di Alberto Vitucci

5 giugno 2004 - . Uniti nell’Ulivo, ma non sul Mose. Non è piaciuta ai Ds l’esternazione del presidente della commissione europea Romano Prodi in favore del progetto. «Non si può prescidnere da un’attenta valutazione di impatto ambientale», corregge il tiro Giovanni Berlinguer. Michele Vianello, deputato veneziano, è più duro: «Il presidente Prodi forse non è aggiornato o è stato male informato», dice.

Vianello era stato tra i promotori della raccolta di firme che aveva portato 150 parlamentari dell’Ulivo a presentare un ricorso all’Europa contro le procedure utilizzate dal governo per approvare l’opera. «Non ne so nulla», aveva detto Prodi. «Si informi dalla commissaria all’Ambiente Margot Wallstrom». E nel merito: «Noi che viviamo in questa città e non ci veniamo una volta ogni tanto, sappiamo che questa è un’opera inutile per garantire la sicurezza della città». Era stata proprio questa l’espressione usata da Prodi nel suo tour insieme a Paolo Costa, da sempre sostenitore della grande opera.

«La sicurezza della città certo va perseguita, ma i parlamentari Ds hanno contestano l’attualità dell’opera e la forzatura delle procedure attuata dal governo Belusconi», specifica Andrea Martella, parlamentare della Quercia.

Mara Rumiz, presidente del Consiglio comunale, invita a «rispettare la volontà della città e quello che ha deciso il Consiglio comunale». Da sempre molto critico sulla bontà del progetto e autore dei famosi 11 punti, ignorati dal governo e definiti da Costa «non ostativi all’avvio del Mose». I lavori intanto vanno avanti, con i primi interventi «pesanti» che che secondo gli ambientalisti stravolgeranno per sempre gli Alberoni, Punta Sabbioni il paesaggio delle bocche di porto.

«Il Mose è invasivo e dannoso, perché scavando i fondali le acque alte aumenteranno», attacca Michele Boato, candidato presidente alla Provincia, «non è reversibile, e questo è contro la legge, ed è stato approvato senza Valutazione di impatto ambientale». Poi attacca frontalmente il sindaco Costa: «Il Tar ha respinto un ricorso presentato dal Comune», dice, «e il sindaco se n’è detto lieto. E’ un caso da Corte dei Conti oppure da manicomio». Quanto a Prodi, Boato solleva il «conflitto di interessi» del presidente che con Nomisma sarebbe stato in passato «consulente» del Consorzio Venezia Nuova. «Vorremmo sapere dal sindaco Costa», continua, «se è vero che imprese del Consorzio gli hanno finanziato la campagna elettorale». «Vogliono cancellare Ca’ Roman e il paesaggio lagunare», gli fa eco la docente Iuav Andreina Zitelli, «Costa in questo modo farà appassire la Margherita».

Qualche imbarazzo nei Verdi. Che invitano a scegliere chi «ha sempre detto no al Mose». «Il listone sciolga le sue ambiguità», dice il capogruppo in Comune Flavio Dal Corso. L’atteggiamento di Prodi viene definito «ridicolo» dal leghista Alberto Mazzonetto. «Prodi ha detto quelle cose per far contento il suo pupillo che sostiene il Mose», dice, «ecco un buon motivo per non votare i due poli ma votare per noi».

Se volete capirne più di Prodi andate qui

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