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Giancarlo Consonni
Consonni, da “Vûs” (Voci)
19 Marzo 2005
Poesie
12 poesie da “Vus” (Voci), Giulio Einaudi Editore, Martellago (Venezia) 1997. La versione dal milanese rurale di Verderio è dell’autore

Voci

Le voci dei ramarri sono rare

vengono per dolore

in quelle dei piccioni

rode il mal d’amore.

A cantare i pavoni

incrinano i tramonti…

Dicono tempesta

Dicono tempesta

dicono tifone

ma questa rabbia d’acqua e di vento

mi pare una voglia di aprirci i pugni

curiosità del buio

che ci portiamo dentro.

Dopo il temporale

Dopo il temporale

la farfalla sembra nuova

tenta una lumaca la sua strada

e la zucca un altro fiore.

Tra un po’ lei dice:

”Ecco, vedi, adesso come adesso

ti amo molto”.

Lo so dai passi.

Roccolo

Il capanno per spiare

una finestra sul cielo

e zitti.

Che vengano

che cantino

che si credano a casa loro

nella calma dei morti.

Soffiatina

Ali che abattono

becco ostinato

zampine che graffiano

a sgarbugliare i passeri.

e sul capino spaventato

una soffiatina leggera

come lo schiaffettino del vescovo.

Fiati

Arare.

Fiati d’uomini

e di cavalli

sulla nudità

dei lombrichi.

Talpa

Talpa

bestia sorella

soglia di luce

attraverso la terra.

Semafori

Tot morti? Tot feriti?

Ora si comincia a ragionare.

Gli incroci

caro signore

i semafori se li devono guadagnare.

Metrò

Marocchini cinesi persiani

algerini tailandesi

turchi indiani senegalesi.

E in mezzo noi

facce di figli di ladri d’obelischi.

Posto

Alle volte cambiamo passo

fino quasi a correre

come per tener posto

in una fila.

Fretta

Dove vado

così di fretta?

Cerco uno specchio.

Tre persone di fila

mi hanno sorriso.

Ritratti

Delle case che buttano giù

tengono alle volte un muro

colori prima nascosti

si vedono senza i luoghi.

Così i ritratti

di quelli che abbiamo conosciuto.

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