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Ptcp di Napoli: Critiche, precisazioni, difese (23 novembre 2003)
21 Maggio 2004
Campania felix
All’articolo di Valentini su Repubblica del 22 novembre fa seguito una serie di interventi. Inserisco di seguito, dalla cronaca locale, alcuni interventi del Presidente della Provincia Amato Lamberti, dello storico Giuseppe Galasso, dell’assessore all’urbanistica Guido Riano, di Antonio Di Gennaro, delle associazioni ambientaliste, nelle cronaghc del Corriere del Mezzogiorno, il Mattino, la Repubblica, tutti del 23 novembre 2003. Vedi anche l’Eddytoriale n. 31.

Corriere del Mezzogiorno, edizione di Napoli, 23 novembre 2003

Gimmo Cuomo

Penisola, scontro Provincia-ambientalisti

Accuse degli ecologisti, Lamberti replica: il nostro piano non prevede nuovi insediamenti

E ormai scontro aperto tra le associazioni ambientaliste e la Provincia di Napoli. Casus belli il Piano territoriale di coordinamento provinciale, adottato lo scorso luglio dall’ente di piazza Matteotti, che secondo l’accusa lascerebbe ampio spazio alla cementificazione del territorio a scapito dell’agricoltura. Un’accusa insopportabile per Amato Lamberti, l’unico verde in Italia guidare una Provincia. Ieri mattina il presidente ha così convocato un incontro con la stampa per difendere l’operato della sua giunta e il Piano, firmato dall’assessore Guido Riano. Lamberti non ha nascosto l’amarezza per gli attacchi di Wwf, Italia Nostra e Gaia. «È dal 1995— ha ricordato — che combattiamo per la tutela del territorio. L’accusa di essere l’ente che vuole la cementificazione è francamente assurda». Lamberti ha evidenziato le principali iniziative della sua gestione e soprattutto «la radicale inversione di tendenza determinata in un’area aggredita dall’abusivismo spietato». Passando al merito, Lamberti ha sottolineato che «il Ptcp è semmai uno strumento finalizzato proprio alla valorizzazione del territorio provinciale attraverso l’ampliamento e la tutela delle aree verdi, delle aree a destinazione agricola, la riduzione drastica e, in alcuni casi come la Penisola sorrentina, le isole, i parchi nazionali e regionali, totale della possibilità di nuove edificazioni». Ma la risposta della Provincia non ha chiuso il caso. Ieri pomeriggio il presidente della commissione Ambiente della Provincia Rino Nasti ha partecipato a Piano di Sorrento ad un incontro con i rapprentanti di Gaia, Wwf e Italia Nostra, che hanno ribadito le loro tesi. L’esponente verde ha invitato i suoi interlocutori a un’audizione che dovrebbe tenersi domani mattina con l’assessore. La principale contestazione delle associazioni, sostenuta dallo studio di un gruppo di tecnici, riguarda la classificazione come aree destinate a prevalente riqualificazione urbanistica di alcune zone agricole. Antonio di Gennaro, uno degli autori della ricerca, spiega: «In Penisola sorrentina le aree che potranno essere oggetto di riqualificazione urbana hanno un’estensione complessiva di 5.287 ettari. Di questi 3731 sono destinati all’agricoltura». Gli ambientalisti non mollano. Sono decisi ad andare fino in fondo. E il 4 dicembre, alle 10, all’Istituto per gli Studi filosofici di Napoli presenteranno la documentazione grafica a sostegno delle loro critiche. L’assessore Riano, responsabile del Ptcp, non perde la calma. «La lettura politica — esordisce —di questi attacchi non mi è chiara. Posso solo ricordare che la natura innovativa del piano ha rimesso in gioco l’assetto degli interessi per la gestione degli altri piani sovracomunali». Poi scende nel merito. «Per la prima volta —spiega — abbiamo messo sotto tutela 35mila ettari destinati all’agricoltura, sottraendoli alla possibilità di edificazione. Per quanto riguarda la Penisola sorrentina, poi, la tutela assicurata al territorio sarà molto maggiore di quella attuale». Riano aggiunge: «La prima stesura del Piano risale al febbraio 2003. Poi, recependo alcune indicazioni, abbiamo apportato modifiche prima dell’adozione da parte del consiglio. Forse chi ci critica si è basato su carte non aggiornate». Riano conclude con una considerazione. «Probabilmente in Penisola c’è un eccessivo innamoramento per Il Piano urbanistico territoriale, che ha certamente assicurato la tutela del territorio, ma non per questo deve considerarsi inviolabile». Ma di diverso avviso sono i consiglieri regionali Ds Nino Daniele e Antonio Amato, che sottolineato che «tale strumento resta un presidio indiscutibile per salvaguardare l’identità ambientale e storico culturale, nonché le vocazioni produttive di un territorio unico al mondo». Il commento di Daniele e Amato a margine di una nota in cui annunciano la presentazione di un’interrogazione sull’abusivismo edilizio in Penisola sorrentina-amalfitana presentata all’assessore regionale Marco di Lello, con la richiesta di “convocare ad horas tutti i sindaci dell’area per approntare un piano straordinario”.

Corriere del Mezzogiorno, edizione di Napoli, 23 novembre 2003

Michele Cinque

Ecco perché vogliono costruire sugli agrumeti

Sorrento. Gli ambientalisti della Penisola sono sul piede di guerra contro il Ptcp. “La Penisola Sorrentina – sostengono – ha già un piano paesistico, che è il Put della Regione. Conquiste di decenni di letta civile verrebbero stravolte con questo piano”.

“Il piano territoriale di Coordinamento della Provincia di Napoli così com’è va completamente rifatto per quanto riguarda la Penisola Sorrentina – attacca Massimo Maresca di Italia Nostra – siamo rimasti sconcertati nel vedere stravolti in varie aree le tutele conquistate con il Put, il piano urbanistico territoriale istituito con legge regionale nell’87. Con il Ptcp verrebbero declassate molte aree protette dove in teoria si potrebbero costruire strutture recettive”.

In un documento congiunto Italia Nostra, WWF, rappresentato da Andrea Finga, e Gaia, rappresentata dall’ex sindaco di Sorrento Raffaele Attardi, le associazioni ambientaliste della Penisola Sorrentina, confortate dai rispettivi vertici nazionali denundiano che sono a rischio l’area del Deserto a Sant’Agata, i giardini del Museo Correale e del Parco dei Principi, il parco di Villa Fondi, gli agrumeti storici de “Il Pizzo” a S. Agnello, di “Sopramare” a Piano, il “Fondo Cementano” a Meta. Si denuncia poi che nelle aree di salvaguardia ambientale destinate a Parco naturale, quello che dovrebbe essere il futuro Parco dei Monti Lattari, sono previsti interventi di ogni tipo”. Poi la spiegazione “tecnica”: “In pratica molte aree sono state declassate, da primo a secondo livello. Zone protette da sempre come il Deserto di Sant’Agata e Il Pizzo sarebbero a rischio, è incredibile, poi, che molti Comuni non sono ancora in possesso della planimetria definitiva – dice Maresca – nella cartografia allegata al Ptcp non sono completamente individuate le diversità ambientali, e questo è del tutto inadeguato a preservare l’ambiente unico costituito dai valloni e dai rivoli della Penisola Sorrentina”.

Un’altra contestazione viene sulle aree dove dovrebbe sorgere il futuro Parco dei Monti Lattari. “Il Ptcp prevede di poter realizzare in tali aree strade con larghezza fino a sette metri – dice Massimo Maresca -, e strutture con superficie coperta fino all’un per cento dell’area, con un massimo di 500 metri quadrati. In aree che sono protette. Chiediamo che il Piano si rifaccia completamente.

La Repubblica, edizione di Napoli, 23 novembre 2003Eleonora BertolottoCemento nelle oasi verdi. La provincia nella buferaLamberti si difende: “Sono verde, tutelo l’ambiente”

L’assessore non c’è. Fuori Napoli. E’ l’unico che potrebbe rispondere con cognizione di causa (politica) e competenza tecnica sul caso di S un piano provinciale che porta la sua firma e che, secondo gli ambientalisti, muta 25.000 ettari di verde agricolo in aree di riqualificazione urbana. Ma non si trova Guido Riano, architetto, Ds delega al Piano territoriale di coordinamento, non risponde al telefono: è a Roma, inconsapevole della bufera. Così, dopo una ricerca un po’ affannata, la difesa della Provincia nel corso di una conferenza stampa tocca al presidente Amato Lamberti, e alla giunta (che tace) quasi al completo. Per il presidente, verde, ambientalista doc, è una brutta tegola, a un passo dalle elezioni. E quella che viene elaborata è una specie di mozione degli affetti, largamente «emotiva», come ammette lo stesso Lamberti, «visto che l’accusa di violazione dell’ambiente è assurda, essendoci anzi noi sempre schierati per il controllo più rigido, Insomma, stiamo persino comprando il Faito.». E poi: «Il Piano è uno strumento di valorizzazione del territorio che amplia e tutela le aree verdi, riduce drasticamente, e in alcune aree del tutto, la possibilità di nuove edificazioni». Altro che cemento sulla penisola sorrentina.

Presidente, ma è vero che è stato elaborato senza le previste consultazioni con le Soprintendenze? «Lo nego. Ci sono i verbali».

Presidente, ma è vero che sottrae 25.000 ettari all’agricoltura della provincia? «Non so da dove esca questa cifra». E poi, confortato dal tecnico Vincenzo Guerra, che gli mostra le carte: «In realtà ne abbiamo vincolati 35.000. Perla prima volta. E’ una conquista».

Presidente, visto che gli ettari agricoli nel Napoletano sono calcolati in 60.000 ettari, i conti tornano... Ma la domanda si perde nella bagarre della sala affollata.

Presidente, a parte il verde sottratto ad aree come la fascia vesuviana e la penisola sorrentina, c’è il problema degli insediamenti residenziali di Acerra, Nola, Giugliano: centomila vani. «Il Piano si propone come elemento di riequilibrio territoriale. Se si deve decongestionare la zona costiera...».

Per Enrico Pennella, diessino, presidente del consiglio provinciale, ci sono due inesattezze da contestare ai resoconti di Repubblica. «Primo: non si è trattato dell’approvazione a scatola chiusa in una torrida giornata d’agosto,,. La giornata poteva pur essere torrida, ma era di luglio. E chiudeva una maratona di tre sedute. «Secondo: non c’è stato alcun accordo trasversale tra maggioranza e opposizione». L’opposizione, anzi, seccata per la bocciatura di alcuni emendamenti, aveva abbandonato l’aula, lasciando il governo del territorio al proprio destino. E, se ce ne fosse bisogno, la conferma viene dai capigruppo della Casa delle libertà: Angelo Romano (An), Giuseppe Cuomo (Fi), Giovanni Romano (Udc) e Stefano Caldoro (Nuovo Psi).

Rotta la diga del silenzio concordato, tutti vogliono puntualizzare. Specie l’anima diessina della giunta, la stessa che ha condotto una guerra di posizione a Santa Lucia, sulle questioni edilizie ai piedi del Vesuvio. Per Antonio Giordano, Formazione: «Stupisce un attacco così virulento su un Piano che smentirebbe anni di lavoro. Adottato, non approvato. E tuttora aperto». Per Guglielmo Allodi, Bilancio: «Si vuole colpire il potere pubblico nel momento in cui tende a rafforzare la propria funzione. Chiaro che ci sono interessi particolani danneggiati». Per Paquale Sommese, Urbanistica: «Ad oggi non sono arrivate osservazioni da parte delle associazioni ambientaliste. E’ vero che c’è tempo fino al 3 dicembre, ma fare politica attraverso i giornali...».

La mappa (e.b.)

Una settimana di fuoco, la prossima, per la tutela del territorio. Mercoledì le delegazioni di Italia nostra e Wwf sono attese dal presidente della Provincia, Amato Lamberti. Lunedì, riunione ad hoc della Commissione ambiente, convocata dal presidente, il Verde Rino Nastl. E poiché il caso che coinvolge l’intera provincia parte dalla penisola sorrentina, ieri pomeriggio Wwf, Gaia, Italia nostra si sono incontrate a Piano di Sorrento per discutere una serie di osservazioni che verranno presentate in quelle sedi, confermando - come spiega Massimo Maresca «senso e contenuti dell’allarme» lanciato attraverso Repubblica: il rischio che attraverso la voce riqualificazione urbana passino tonnellate di cemento è reale.

Ma quali sono i beni in pericolo imminente nella zona sorrentina? Ecco, voce per voce, il quadro del possibile scempio.

Le falesie. “Secondo il Ptcp - dicono gli ambientalisti - sono un valore da salvaguardare. E rientrano fra queste i giardini di Villa Fondi, di Sopramare, l’aranceto del Pizzo, lo sbocco dei valloni. Ma nella cartografla allegata queste bellezze sono classificate in parte centro storico e in parte zona di riqualificazione urbana. Classificazioni inadeguate a preservare il costone tufaceo”.

Valloni e rivoli “Sono dichiarati beni da salvaguardare, ma non sempre sono individuati completamente ed hanno anch’essi talvolta classificazioni di centro storico o di zona di riqualificazione urbana. Ben altra tutela meritano i valloni e i rivoli di Sorrento, il Vallone dei Mulini, il rivolo Conca, la cascata e le sorgenti di Capodimonte di Sorrento”.

Uliveti e agrumeti. “Il Ptcp classifica l’area agricola collinare di Sorrento, con la sola eccezione di Punta Capo, come area di riqualificazione urbana, includendo gran parte degli agrumeti. Eppure si tratta di un patrimonio che non solo induce turismo ma attività economiche integrative, anche attraverso le produzioni tipiche”.

I parchi. “Vi si ammettono costruzioni di strade fino a 7 metri e strutture con superficie coperta fino all’uno percento dell’area, con un massimo di 500 metri quadrati”.

La nuova strada. “Non serve a migliorare la situazione della penisola congestionata, perché strade e parcheggi sono collettori di nuovo traffico, costano una media di 12 alberi ogni metro, producono fenomeni di urbanizzazione aggiuntiva. Meglio studiare un sistema di collegamento alternativo, che può essere realizzato in parte su ferrovia e con interconnessioni con altri sistemi dimobilità”.

I luoghi. Da Sorrento e dalla sua costiera parte il primo allarme: il Piano territoriale di Coordinamento sostituisce il Piano Urbanistico territoriale che è stato finora garanzia di tutela.

Il grido d’allarme investe anche le isole. A Capri in pericolo i terrazzamenti storici; ai Ischia i vigneti, gli orti erborati e le pinete; a Procida gli agrumeti e gli orti interclusi, tutti “trasformabili”.

Agevola, con la sua conca, Gragnano e Lettere con gli arboreti promiscui e i vigneti dell’area pedemontana, ricadrebbero pressoché integralmente nelle aree di riqualificazione urbana, edificabili.

La Repubblica, edizione di Napoli, 23 novembre 2003Roberto FuccilloGalasso protesta “Errore la delega”

Il Padre della legge sui vincoli: salviamo i suoli agricoli

Giuseppe Galasso è ormai quasi sinonimo di vincolo. Professore, che succede, lo spirito della sua legge sta venendo meno?

«Indubbiamente non c’è la stessa tensione di dieci anni fa. Però quella normativa è ancora in vigore, anzi è rafforzata dal testo unico che riunisce le disposizioni in materia paesistica e ambientale».

E dunque dovrebbe essere inglobata nei nuovi strumenti pianificatori come quello della Provincia di Napoli?

«La delega urbanistica a enti infraregionali, prevista nella Bassanini, non è stata un provvedimento saggio. Nel nostro caso poi l’applicazione è sorprendente.

Allude alla sparizione di 25mila ettari agricoli?

«Non discuto la possibilità di intervenire su quote di territorio per riqualificazione urbana. Discuto invece di tre punti. Primo: i suoli agricoli in Campania sono scesi negli ultimi cinquant’anni dal 75 a meno del 40 per cento, e dieci anni fa erano spariti 27Omila ettari rispetto al 1960. Se ora togliamo anche questi 25mila favoriamo una marginalizzazione del settore ben oltre quella determinata dall’abbandono naturale della terra. Il secondo punto è che, con tutto quello che si è costruito, non si può dire che ci siano carenze.

Veramente il piano parla di riequilibrio di densità abitative.

«E allora vorremmo vedere garanzie che nuove cubature corrispondano a demolizione delle vecchie. L’esperienza insegna che si finisce sempre con la vittoria dell’aggiuntivo sul sostitutivo. Un ultimo punto: piuttosto che alla riqualificazione urbana perché non puntare là dove ci sono già strutture e impianti inutilizzati, come capannoni e fabbricati abbandonati? Va poi tenuto d’occhio il rapporto fra riqualificazione urbanistica e espansione edilizia. Ogni intervento X comporta un moltiplicatore edilizio pari a 5 volte X. Tutti i timori in tal senso mi appaiono opportuni».

Forse lavorare sul solo territorio provinciale è sbagliato?

«Razionalità vorrebbe che la congestione napoletana venisse in qualche misura risucchiata da altri vuoti esterni. Basti pensare agli spazi della provincia di Salerno o delle aree interne. E ciò conferma l’errore della delega alle Province».

Preferisce che la materia resti alle Regioni?

«Anche le Regioni hanno il problema di integrarsi fra loro. Ma in questo caso il collegamento è più facile, mi accontenterei».

Il piano vuole anche centralizzare l’esame dei progetti, superare lo stillicidio di pareri da parte dei vari enti. La cosa la convince?

«Se incide sul timing burocratico, si può convenire. Se invece serve a elidere o aggirare determinate normative, allora no».

Il Mattino, 23 novembre 2003Francesco VastarellaCemento in costiera, bufera sulla provincia

Gli ambientalisti: “Il piano territoriale favorisce le speculazioni”. Lamberti: “No, vincoli più stretti per le aree agricole”

“Nessun vano in più in Penisola sorrentina. Vincoli più stretti per le aree agricole, anche rispetto al piano paesistico in vigore. Le aree di espansione edilizia del Napoletano ridotte all’indispensabile in tutta la provincia». A piazza Matteotti, sede dell’Amministrazione provinciale di Napoli a guida del verde Amato Lamberti, ieri si sono affannati a difendere il Ptcp, sigla che sta per piano territoriale di coordinamento provinciale, adottato il 29 luglio dal Consiglio con i 26 voti della maggioranza di centrosinistra, mentre il centrodestra uscì dall’aula con tutti i suoi 300 emendamenti non esaminati.

Il piano ha scatenato un putiferio sebbene non sia ancora in vigore, perché dovrà essere la Regione a dare l’imprimatur, perché la fase deòòe osservazioni da parte dei cittadini è aperta fino al 4 dicembre. Il ptcp è finito sotto accusa per l’allarme lanciato nei giorni scorsi da Wwf, Italia Nostra e associazione a Gaia per le presunte conseguenze a danno del paesaggio della Penisola sorrentina: «Le previsioni di riqualificazione urbana - sostengono gli ambientalisti - rischiano di rovinare 5.287 ettari di preziose colture della Costiéra. Nessun vano in più, certo, ma c’è la possibilità di una colata di cemento con il pretesto delle riqualificazioni urbane attraverso infrastrutture di servizio, dai parcheggi agli interventi per la mobilità,

l’incentivazione per il riuso delle abitazioni stagionali in attrezzature turistico-ricettive e abitazioni permanenti». «Non è affatto così, abbiamo ristretto addirittura rispetto alle possibilità che si hanno oggi con le norme in vigore. E pensare che finora ci hanno accusato di avere ingessato il territorio», puntualizza il presidente Lamberti.

«Se le accuse degli ambientalisti dovessero rivelarsi fondate sarebbe paradossale, vorrebbe dire che il piano non sarà mai approvato», commenta un urbanista di collaudata esperienza come Guido D’Angelo.

Ma all’origine dello scontro con gli ambientalisti potrébbe esserci anche un clamoroso equivoco: mappe diverse per le copie del Ptcp in circolazione. «Ho appena incontrato le associazioni ambientaliste - spiega Rino Nasti, capogruppo dei Verdi - Mi sono reso conto che le mie copie erano diverse dalle loro. In una materia così complessa basta poco per fare saltare l’equilibrio dei dati. Noi, comunque, faremo nostre le perplessità espresse dagli ambientalisti, lunedì (domani, ndr) all’incontro in commissione urbanistica. Anche il presidente Lamberti ha detto che la tutela ambientale ha ispirato tutte le scelte».

Venerdì si incontreranno i sindaci sorrentini. La polemica è destinata a durare. Al fianco di Lamberti ieri sono scesi in campo, nel corso di una conferenza improvvisata, quasi tutti gli assessori e il presidente del Consiglio provinciale, Enrico Pennella, che ha respinto le accuse di un accordo con l’opposizione per il varo dei piano: «Abbiamo litigato e loro sono andati via». “Sì, siamo usciti dall’aula quel giorno - ricorda Giuseppe Gnomo, capogruppo di Forza Italia e assessore a Sorrento - per contestare la volontà di stringere i tempi del dibattito, su un argomento tanto delicato. Con una mozione d’ordine bloccarono i nostri 300 emendamenti. Non voglio speculare, non voglio dare per certi intenti speculativi. Tuttavia, la fretta potrebbe avere generato errori, bisogna subito correggere». Per Italia Nostra e Wwf l’obiettivo è uno solo: «Le aree di riqualificazione urbana devono scomparire dalle previsioni del Ptcp». Lamberti insiste invece sulla sua linea: «Si dicono cose false partendo da dati sbagliati. Tutti i comuni della Penisola sorrentina hanno un piano regolatore e nessuno prevede cementificazione. Sorrento voleva aumentare la dotazione di edilizia popolare e dicemmo di no anche a quello. In quattro anni sul Ptcp abbiamo discusso con tutti. Se correzioni ci dovranno essere le faremo in senso restrittivo contro cemento e abusi».

Il Mattino, 23 novembre 2003Francesco VastarellaL’assessore Riano: «Accuse ingiuste, pronto al confronto»Riqualificare non vuol dire altri palazzi. Correzioni solo in senso restrittivo

“Bisogna mettere subito in chiaro una cosa. Per la prima volta ben 35mila ettari di territorio agricolo della provincia di Napoli, sui 60 mila totali, vengono strettamente vincolati, diventano intoccabili per tutelare le produzioni. Poi vediamo il resto, ma con questa premessa è già evidente l’obiettivo ambientalista del Piano». L’assessore provinciale Guido Riano, architetto, professore universitario, si sente chiamato direttamente in causa perché delegato dalla Giunta alla preparazione del Piano provinciale di coordinamento territoriale, Ptcp.

Ci sono gruppi di ambientalisti, ma anche amministratori, che temono un effetto esattamente contrario per zone dl pregio come la Penisola sorrentina.

«Non è affatto così, sono pronto al confronto con gli ambientalisti per dimostrarlo».

Dovrà ammettere che la possibilità di riqualificazioni urbane in aree agricole qualche sospetto lo genera.

«Io rispondo che si potrà fare molto meno di quanto consentano le regole in vigore oggi».

Che vuoi dire?

«Oggi ci sono vincoli e leggi regionali che comunque non bloccano in maniera drastica gli interventi, ci sono aree di riqualificazione urbana anche negli attuali piani, a cominciare dai Prg».

Lei si riferisce anche al piano paesistico varato dalla Regione, che però viene scavalcato dal Ptcp?

«Non scavalcato, il Ptcp deve essere approvato anche dalla Regione e dunque diventerà un suo atto, avrà valore anche di piano paesistico».

L’agronomo Antonio di Gennaro, consulente di Wwf e Italia Nostra, sostiene che gli effetti devastanti si possono notare sovrapponendo norme e grafici.

«Bisogna che ci sia però una lettura aggiornata».

Si parla di cartine differenti in circolazione, di supporti magnetici che riportano diversi rilievi aerofotogrammetrici.

«Fanno fede soltanto le carte allegate ai piano adottato dal Consiglio provinciale. Anche io so però che ci sono grafici con diverse indicazioni in circolazione, questo potrebbe avere generato confusione e anche la legittima iniziativa delle associazioni ambientaliste».

Insomma, lei non toccherà una virgola del piano?

«Niente affatto, sono pronto a correggere, ma soltanto in senso restrittivo. Bisogna arginare ogni idea di cementificazione o speculazione, in qualsiasi forma, soprattutto, poi, in zone come quella sorrentina».

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