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Pasquale Coppola
La difficile coabitazione
29 Marzo 2004
Napoli
Pasquale Coppola, dell’Università Federico II di Napoli, interviene sulla questione dell’aereoporto di Capodichino, sull’edizione di Napoli de la Repubblica del 5 marzo 2004.

La voragine apertasi a Capodichino sotto il carrello di un Fokker è certo un evento grave, che poteva anche sfociare in tragedia. Speriamo, peraltro, che non sia un´ulteriore occasione per disperdere nei fossi della pista anche il buonsenso e per dare la stura a ulteriori sterili polemiche sulla localizzazione dell´aeroporto. Il sito, infatti, con la manutenzione e la capacità di carico del manto d´asfalto non c´entra niente. O quasi...

Comunque, per prevenire nuovi impellenti bisogni di esternazione e di stravolgimento circa le scelte del piano regolatore, sarà bene proporre una breve messa a punto sulla vicenda aeroportuale.

Un paragrafo del documento di piano approvato in sede municipale riprende la prospettiva di delocalizzazione già assunta dal precedente schema del 1972 e conforme ai vincoli vigenti a livello nazionale circa la sicurezza degli impianti aeroportuali.

Anche se si volesse prescindere dalla legittima domanda di spazi verdi avanzata da questa parte di città, finché la legislazione in materia non cambia, l´indirizzo di abbandonare alla lunga Capodichino appare un´opzione obbligata. Al tempo stesso, il peso dei collegamenti aerei nell´economia è destinato a crescere in modo quasi esponenziale, sicché Napoli e la sua area di gravitazione avranno al più presto bisogno di un nuovo grande scalo, capace di soddisfare un movimento in rapida ascesa, di accogliere aerei di stazza adeguata e d´incentivare una fitta trama di connessioni internazionali. La disponibilità di una tale infrastruttura è premessa essenziale per il desiderio di promozione nella gerarchia delle città, in particolare sotto l´aspetto della funzione turistica. Ed è una condizione che le strutture di Capodichino, per quanto ammodernate, non potranno mai soddisfare. Il futuro allora non può che collocarsi a Grazzanise, come viene indicato in sede regionale: in un aeroporto che disponga di grandi spazi, con piste di adeguata lunghezza e resistenza, sul modello di Caselle, Malpensa e Fiumicino; e che venga raccordato alla città con una linea veloce su ferro.

Solo che l´opzione Grazzanise si misura su tempi tutt´altro che brevi. E´ evidente che nel frattempo non si può lasciare Napoli senza uno scalo aereo decoroso: il che comporta continuare a investire a Capodichino per attrezzature e servizi che saranno del tutto ammortizzati per quando si completeranno le nuove piste tra le bufale dell´Agro Campano. Del resto, la possibilità di compiere gli interventi necessari a Capodichino non è affatto esclusa dal piano adottato e consentirà agli inglesi della società di gestione di trarre, come già avviene, gli attesi ricavi. Tra una decina di anni si verificherà poi se Grazzanise sarà davvero pronto e avviato, se i cambiamenti nella legislazione sulla sicurezza dei city airport apriranno nuove compatibilità, se la sete di verde del quartiere sarà ancora ampiamente insoddisfatta. E si tireranno le somme, scegliendo in via definitiva l´utilizzo socialmente più congruo per l´area di Capodichino. Intanto, amministratori oculati, invece di consumarsi in confronti polemici, non potranno che concordare sul principio della gradualità: mettendo al più presto in cantiere il nuovo scalo ed evitando che quello che c´è già affondi tra buche e disservizi.

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