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Firenze. La “sostituzione edilizia” fa crollare Poggio Imperiale
21 Novembre 2009
Firenze
Articoli di Maria Cristina Carratù e Franca Selvatici sull’ennesima frana dovuta all’ennesima speculazione. La Repubblica, Firenze, 21 novembre 2009

Poggio Imperiale, cede la collina

crollo nel cantiere delle case di lusso

di Maria Cristina Carratù

Erano le due di giovedì notte quando gli abitanti di via Benedetto Castelli, elegante strada alberata che unisce via Senese a via del Gelsomino, fra S.Gaggio e Poggio Imperiale, si sono svegliati di soprassalto. Strani schianti provenivano dal cantiere aperto da mesi dietro le loro case. E’ bastato aguzzare gli occhi per capire. La collina stava franando dentro il cantiere.Subito sono partite le chiamate a carabinieri e alla polizia: «Correte, qui sta crollando tutto». E di cosa si trattasse si è visto bene alla luce del giorno: il muro di contenimento di cemento armato che delimita l’enorme scavo del cantiere dove dovranno sorgere appartamenti e garage interrati, costruito proprio per impedire il cedimento della strada e di un pezzo di collina, era venuto giù. Piegato in due come un pezzo di Lego, mentre blocchi di sassi e terra continuavano a cadere, rendendo difficile l’intervento degli operai che tentavano di contenerlo.

In poche ore sul posto sono arrivati i vigili urbani, i tecnici comunali di Urbanistica e Edilizia, della Asl e di Publiacqua, del Genio civile e dei Vigili del Fuoco. E il verdetto è arrivato subito: immediata chiusura al traffico, anche pedonale, di un lungo tratto di via Castelli (ora senza sfondo e accessibile solo da via Senese), seguita da una intimazione dello «stato di pericolo» all’impresa, la Pinzani costruzioni di Prato, da parte della Direzione urbanistica, con obbligo di sospensione immediata dei lavori e messa in sicurezza del cantiere. L’attività, insomma, potrà riprendere solo dopo che il cedimento sarà stato arginato, e che saranno state realizzate tutte le opere necessarie per garantire la stabilità dell’area. E si sta anche valutando se impedire la prosecuzione dei lavori nel caso in cui si verificasse un rischio per la «pubblica incolumità».

Un dramma annunciato, denunciano gli abitanti della zona, che con lettere e petizioni da mesi avevano avvertito del pericolo incombente su una delle zone più pregiate della città. Da quando, dopo che nel gennaio di quest’anno (ufficialmente, in realtà già nell’agosto del 2008) era stata abbattuta in due giorni la bella villa con parco degli anni ‘50 di proprietà della famiglia Gucci (poi venduta alla Edilborg srl di Prato), ed era comparso il cartello di un cantiere. Al posto della villa, si era capito ben presto, sarebbe sorto un complesso extralusso di miniappartamenti (prima 12, poi 14, bilocali di un massimo di 35 metri quadrati l’uno), più un’enorme autorimessa sotterranea di 17 box, con microgiardinetti singoli al posto del parco.

«Una lottizzazione selvaggia» secondo gli abitanti, che hanno subito cominciato a subire gli effetti dei pesanti lavori in corso (vedi articolo qui sotto) e da mesi cercano di farsi ascoltare da qualcuno, a cominciare dl Comune, senza alcun risultato. Preoccupati del grave «pericolo ambientale» che sta correndo la loro zona, «una delle ultime dove si può ancora fare una passeggiata fra gli alberi», come hanno scritto nelle loro petizioni, mentre dall’altra parte della collina di Poggio Imperiale, su via del Gelsomino, un grande parcheggio sotterraneo di 89 box, in via di realizzazione ad opera della You Park, ha già comportato un grosso sbanco di terreno. Un’opera, in realtà, secondo il costruttore Claudio Sabatini, che «stabilizzerà una collina friabile, rendendola più sicura». Ma una friabilità, appunto, che sul fronte di via Castelli avrebbe dovuto consigliare la massima prudenza a chi ha fornito tutte le autorizzazioni. E intanto, in tarda serata, un ulteriore sopralluogo di tecnici del Comune e del Genio Civile ha portato a una serie di interrogativi: il cemento armato del muro di contenimento che ha ceduto era adatto a quella funzione? E corrisponde al campione di materiale depositato (per legge) al Genio Civile? O la colpa del cedimento , come sostiene l’impresa, è colpa delle infiltrazioni d’acqua della collina?

Nella zona un coro di proteste

"Il Comune non ha mai risposto"

«Mi è crollato il muro di cinta e i vigili del fuoco mi hanno impedito di uscire in giardino» racconta Enrico Ieri, che abita al numero 19, ora in mano a un avvocato. Aldo Grechi viene qui col cane: «Da mesi avevo notato una crepa sempre più larga sulla strada, possibile che nessuno la vedesse?». «Ho telefonato all’impresa un mese fa, lo scavo aveva portato via tutte le radici degli alberi lungo la strada, era ovvio che il terreno avrebbe ceduto» protesta Silvia Maria Prampolini. E’ un coro di proteste quello che si leva da via Benedetto Castelli il giorno del crollo «previsto, annunciato, certo» come dice Ieri. Che ha ancora qualcosa da raccontare: un pozzo, uno dei tanti di una zona piena di falde acquifere, «e dove tutti sanno da sempre che le case sono instabili perché il terreno è friabile», è stato appena tappato col cemento «e vorrei sapere dove andrà a finire, ora, quell’acqua». Vittorio Ciardi, che abita al numero 29, ha chiesto più volte un incontro in Palazzo Vecchio a nome dei residenti: «Ma non ho mai avuto risposta». I proprietari di una villa in via Magalotti hanno puntellato il fianco della collina per paura di una frana. Ed ad alto rischio è soprattutto la villa della famiglia Marovelli, a strapiombo sullo scavo, e con tre grandi cipressi mezzi secchi per mancanza di terra che potrebbero crollare sui tetti circostanti. Adesso, dicono tutti, «si spera solo che non si metta a piovere». E che l’acqua, penetrando in un terreno così disastrato, non riempia l’enorme scavo di migliaia di metri cubi di fango pronti a riversarsi sulle case. (m.c.c.)

Una strada con vincolo paesaggistico

ma la sostituzione edilizia è consentita

di Franca Selvatici

Via Benedetto Castelli, con il suo andamento sinuoso, si estende fra San Gaggio e Poggio Imperiale, ed è stata disegnata dal Poggi. La zona è magnifica e sottoposta a vincolo paesaggistico, ma nel piano regolatore è classificata come sottozona B1 ("edificato saturo") nella quale è consentita la sostituzione edilizia senza vincoli. Così è stato possibile demolire una villa costruita agli inizi degli anni Sessanta per sostituirla con tre corpi di fabbrica quadrifamiliari, per un totale di dodici bilocali di 35 mq, tutti su due piani. E’ stato possibile prevedere non soltanto un piano seminterrato per ogni corpo di fabbrica ma anche un piano totalmente interrato, fuori sagoma rispetto ai terratetto, adibito ad autorimessa per 15 veicoli. Ed è stato consentito di tagliare alberi, con l’impegno di piantarne altri.

La società Edilborg di Prato, amministrata da una signora di 71 anni e partecipata dalla Immobiliare Roll di Lorenzo Marchi, ha presentato il progetto di «sostituzione edilizia» firmato dagli architetti Alberto Ortona e Eugenio Bosi il 18 settembre 2006. L’iter del procedimento, di cui era responsabile il geometra Emanuele Crocetti (coinvolto nell’inchiesta sulla Quadra Progetti), è stato piuttosto laborioso. Il Comune fece una serie di obiezioni sui vani scale, sulle altezze e anche sugli scavi, che sembravano troppo pesanti. Ma infine, l’11 agosto 2008, gli uffici dell’edilizia privata rilasciarono il permesso di costruire. La firma sull’atto è dell’architetto Laura Achenza (anch’essa coinvolta nell’inchiesta Quadra). Sono seguite a stretto giro puntuali richieste di variante per ampliare l’intervento: la prima, assentita il 23 luglio 2009, porterebbe a 14 gli appartamenti; la seconda, presentata il 22 settembre scorso, è in istruttoria.

Fra le prescrizioni indicate nel permesso di costruire ve ne è una che alla luce di quanto è accaduto appare cruciale: «Siano rispettate tutte le prescrizioni operative indicate nella relazione geologica». Che in verità appariva abbastanza rassicurante. Niente vincolo idrogeologico. Niente pericolosità idraulica. Pericolosità moderata o media «da processi geomorfologici di versante e da frana». «I sopralluoghi effettuati non hanno evidenziato segni di instabilità in atto o quesciente né fenomeni erosivi in atto». Il geologo, peraltro, raccomandava in fase di progettazione esecutiva una campagna geognostica e tutta un’altra serie di accertamenti, in particolare per individuare «eventuale presenza di acqua a quote che potrebbero interferire con gli scavi o con i piani di fondazione». Ora bisogna capire se questi accertamenti siano stati fatti e se, nel realizzare il vasto scavo, sia stato tenuto conto del fatto che lo strato superficiale dell’intera collina è costituito dai materiali instabili risultanti dalla costruzione, oltre cento anni fa, di via Castelli, e sparsi su tutta l’area.

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