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Vittorio Gregotti
No agli alberi in Piazza Duomo
7 Novembre 2009
Milano
Nell’intervista a Cinzia Sasso, la Repubblica ed. Milano, 7 novembre 2009, osservazioni di carattere urbanistico al progetto di arredo verde di Renzo Piano (f.b.)

Va bene per avere finanziamenti dal governo, ma chi volete che venga qui? Su quell´asse un viale alberato è accettabile ma va salvata la prospettiva Ho grande stima per lui, non posso credere che faccia davvero sul serio Sarebbe come mettere piante in piazza del Campo a Siena: la storia ha un valore.

Architetto Gregotti, le piace l´idea di andare a passeggiare in piazza Duomo con le scarpe da trekking?

«L´idea di far diventare Milano più verde mi sembra bellissima, ma l´unico posto dove non vanno piantati degli alberi è la piazza del Duomo».

Vittorio Gregotti, uno dei massimi esponenti italiani dell´architettura contemporanea, uno che è ben più di un «archistar» perché la sua non è una fama recente né effimera, una firma rigorosa che ha sempre sfuggito le mode, sorride. È nel suo studio dalle parti di via San Vittore, immerso in mille progetti, e fa un po´ fatica a ragionare sull´ultima trovata che racconta il centro della città trasformato in un bosco. Quasi non ci crede. Ma se proprio deve rispondere facendo finta che si tratti di un progetto reale e non di una boutade, allora è categorico: no, non gli piace per niente. Anzi: gli sembra una cretinata.

«Quella piazza è storicamente consolidata con una struttura diversa: è il luogo deputato ad accogliere grandi eventi pubblici come assemblee, manifestazioni, comizi. Ed è così da un secolo e mezzo. Lì c´è la chiesa più importante della città... non è possibile trasformare quello spazio in un parco, significherebbe contraddire il suo carattere strutturale. Se l´idea è di piantare tre, quattro alberi negli angoli, allora è un altro discorso».

L´idea, come è stata presentata, non è così minimalista: almeno settanta alberi sul lato della piazza verso palazzo Carminati, una piccola parte dei novantamila che la città ha promesso a Claudio Abbado. E a realizzare il progetto sarà Renzo Piano che ha offerto a Milano la sua collaborazione.

«Ho grande stima per Piano, e poi Renzo è amico di Claudio ed è comprensibile che si sia offerto di dargli una mano e sono felicissimo che lo faccia. Il progetto di aumentare il verde è interessante e ragionevole, anche se novantamila mi pare una cifra che non ha molta attendibilità. A patto però di non pretendere di invadere il centro che ha già una sua struttura definita e di cambiare il significato dello spazio. Ci sono le periferie, lì si potrebbero distribuire ragionevolmente. I contesti contano, la storia di una città anche e quasi tutte le città italiane hanno una piazza che ha la funzione di luogo di adunanza pubblica. Sarebbe come pensare di mettere gli alberi sulla piazza del Campo di Siena. Mi sembra irragionevole».

Pare che i primi alberi saranno piantati alla fine di questo mese. E che saranno aceri; il suo collega Piano ha detto che qui i platani soffrono.

«Non ne so abbastanza per dare giudizi, dico solo che a me i platani piacciono. E non so nemmeno se stiamo parlando di qualcosa di concreto o di cose riferite male. Piano è un bravissimo architetto, magari è stato male interpretato, o si è pentito subito dopo aver parlato. Perché non posso credere che uno che stimo fino in fondo abbia pensato sul serio di fare un bosco in piazza Duomo. Non si può dire "facciamo Milano più verde" e pensare di cominciare da lì».

L´onda verde dovrebbe allargarsi anche a via Dante e seguire il percorso fino al Castello.

«Beh, ai lati di via Dante si può. Un percorso pedonale che diventa viale alberato. A patto che venga mantenuto come asse e che si salvi la prospettiva del Castello».

Non ci sono problemi dal punto di vista pratico?

«Certo, sotto è pieno di infrastrutture. Ma i problemi tecnici si possono superare, è solo questione di costi. Quello che non si può superare è il valore e il significato che un luogo ha per la città, quello va mantenuto. Direi che è importante soprattutto oggi, che c´è una tendenza alla privatizzazione degli spazi pubblici».

Milano si sta preparando all´Expo. Sulla carta ci sono molti progetti di modernizzazione. Nel 2015 sarà una città diversa e migliore?

«Perché, esiste l´Expo? È un´idea assurda che può avere solo due esiti pratici: o un modo per avere finanziamenti dal governo, e allora va bene; o tradursi in un flop. Ma chi vuole che venga a Milano, a vedere che cosa? Del cibo si sta occupando da sessant´anni la Fao. Se faranno una linea del metrò sarà già un gran risultato. E poi bisogna stare attenti al nuovo: modificare non vuole dire violentare e la modernizzazione non sono i grattacieli».

Si erano immaginate grandi cose: i Navigli scoperti, le vie d´acqua...

«Sa cosa le dico? Il buonsenso è un´utopia moderna, ed è qualcosa che non ha nessuno».

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