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Mauro Lissia
Una parte di Tuvixeddu è ancora inesplorata
23 Settembre 2008
Sardegna
Il punto sulla vicenda della necropoli punica e qualche speranza per il futuro. Da La Nuova Sardegna, 22 settembre 2008 (m.p.g.)

La Regione si affida ancora al Consiglio di Stato, ma sul tavolo della vertenza Tuvixeddu c’è un documento che potrebbe rivelarsi decisivo per le sorti dei colli punici: è il parere paesaggistico rilasciato dal servizio tutela del paesaggio dell’assessorato regionale alla pubblica istruzione il 27 maggio del 1999. E’ un documento centrale, perchè è grazie a quello che l’intervento immobiliare della Nuova Iniziative Coimpresa ha potuto ottenere la firma dell’accordo di programma dell’agosto 2000, il via libera definitivo al progetto sul quale oggi si combatte su tutti i fronti legali. E’ stato il sovrintendente ai beni architettonici e paesaggistici Fausto Martino a togliere la polvere da quelle carte di nove anni fa per stabilire che si tratta di carte nulle: mancava allora così come manca oggi il perere obbligatorio della sua sovrintendenza. Quindi l’autorizzazione concessa il 25 agosto scorso a Coimpresa dal comune di Cagliari per gli ultimi due lotti dell’intervento non è valida, ma a questo punto non sarebbero valide neppure tutte le altre.

LA DENUNCIA. La storia recente dice che a denunciare l’assenza di questo passaggio tecnico fondamentale - o comunque obbligatorio - erano stati il Gruppo di Intervento giuridico e gli Amici della Terra fin dal 1999, a carte calde. La cosa passò inosservata, i dirigenti ministeriali erano impegnati su altri fronti e comunque su Tuvixeddu il vento del consenso era rotto appena da qualche iniziativa di ecologisti e di cronisti fuori dal coro. Ora le cose sembrano cambiate. L’amministrazione Soru è disposta a tutto pur di fermare le betoniere e la folla di cagliaritani che ha partecipato con passione anche rumorosa al convegno organizzato al palazzo Viceregio da Italia Nostra («Le ragioni del colle») dimostrano che la sensibilità per il futuro della necropoli anzichè assopirsi è cresciuta. LE NORME. Ma al di là delle tendenze culturali e politiche è chiaro che la partita su Tuvixeddu si gioca sul filo del diritto. Ed è qui - secondo il Gruppo di intervento giuridico - che l’iniziativa postuma di Martino potrebbe pesare: i legali della Regione hanno già provato a portare il decreto del dirigente statale davanti al Tar, ma l’hanno fatto in ritardo e in aula è arrivata soltanto una bozza non firmata. Al Consiglio di Stato le cose potrebbero andare diversamente, anche se l’oggetto della controversia è in realtà un altro: lo stop imposto dalla Regione in base alla legge 45, uno stop trimestrale che i giudici hanno bocciato già in fase di sospensiva. L’ACCORDO DEL 2000. C’è però un altro aspetto della querelle che è apparso stranamente trascurato: nella sentenza di fine luglio il Consiglio di Stato ha dato torto alla Regione per via della commissione del paesaggio, che doveva essere costituita con una legge. Ma ha indicato esplicitamente una strada tecnica finora rimasta singolarmente inesplorata: al contrario del Tar, i giudici di palazzo Spada hanno spiegato nella stretta sostanza che l’accordo di programma non è un patto insuperabile perchè va inquadrato fra gli accordi previsti all’articolo 11 della legge 241 del 1990. Ebbene il comma 4 di quell’articolo di legge stabilisce che «per sopravvenuti motivi di pubblico interesse l’amministrazione recede unilateralmente dall’accordo, salvo l’obbligo di provvedere alla liquidazione di un indennizzo in relazione agli eventuali pregiudizi verificatisi in danno del privato». Indennizzi e non risarcimenti, che nel linguaggio giuridico sono cose molto diverse. Resta da superare quel ‘sopravvenuti motivi’, cioè motivi arrivati dopo la firma dell’accordo. Ma qui sembra venire in soccorso della Regione l’avvocatura dello stato, che ha sostenuto (Coimpresa respinge decisamente questa lettura) come siano state scavate centinaia di altre tombe dal 2000 ad oggi. Potrebbe esserci poi il decreto di annullamento dei nullaosta paesaggistici firmato da Martino, in base al quale Stefano Deliperi chiede che l’intero progetto Coimpresa venga bocciato. Potrebbe infine pesare - l’ha detto anche Soru, nel corso del convegno - un’opinione pubblica che sembra voler partecipare con energia al confronto su Tuvixeddu, cui si sono via via affiancate numerose voci autorevoli.

GARZILLO. Ultima quella del direttore regionale per i beni culturali Elio Garzillo, che al convegno di Italia Nostra ha tracciato una cronistoria critica della vicenda: «Mi ha dato da riflettere profondamente - ha detto Garzillo - l’annullamento da parte dei nostri uffici del nulla osta paesaggistico rilasciato dal comune di Cagliari nel mese di agosto per una notevole volumetria a Tuvixeddu. Il nullaosta annullato recitava che il progetto di Coimpresa era compatibile con il paesaggio a patto che ci si assicurasse che i pergolati fossero corrispondenti a certi requisiti. Ricordo inoltre alla nostra soprintendenza archeologica che le aree vincolate con vincolo indiretto dovrebbero essere aree per le quali esiste la certezza dell’assenza di rinvenimenti possibili in quanto dovrebbero essere aree già indagate, perchè la loro funzione è quella di proteggere, appunto, rendere visibili e fruibili le aree di vincolo diretto. Dovrebbero essere aree di protezione del territorio dove è presente il reperto». Una critica netta: chi può assicurare che nell’area del progetto non esistano altre parti della necropoli?

TUTELA. Ecco perchè Maria Paola Morittu di Italia Nostra «Alla sovrintendenza archeologica chiediamo semplicemente un tutela efficace. Le 431 tombe distrutte sono documentate in due pubblicazioni della stessa soprintendenza e sono finite sotto palazzi costruiti tra il 2001 e 2004, in tempi sorprendentemente recenti. Compresa quella che conteneva lo scheletro di madre e figlio sopra il quale c’è oggi una tromba dell’ascensore. Il vincolo vero inoltre, quello davvero efficace, riguarda circa undici ettari classificati zona H di salvaguardia dal Puc e non i 23 dichiarati dalla soprintendenza che non distingue tra vincolo diretto e indiretto».

REGIONE E BONDI. Per l’assessore regionale all’urbanistica Gian Valerio Sanna «vale nelle pubbliche amministrazioni la regola del principio di precauzione e questo principio ci siamo sforzati di seguire. Lo stesso avrebbe dovuto fare anche la soprintendenza, anche a seguito degli incessanti cambiamenti dell’idea del paesaggio che si sono susseguiti (Convenzione europea e Codice Urbani). Una concezione della città e dei luoghi che prevede una crescita, certo, ma anche la possibilità di “sottrarre” e di togliere quello che nel tessuto urbano deve essere rimosso. I paesi europei avanzati non consumano territorio come invece facciamo noi e noi dobbiamo adeguarci e ricercare strumenti protezione e tutela sul consumo dei suoli». Giovedì intanto Soru incontrerà il ministro dei beni culturali Sandro Bondi per parlare del caso Tuvixeddu e chiedere che il sito venga inserito fra quelli protetti dall’Unesco. Qui lo scetticismo è d’obbligo, ma non si sa mai.

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