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Angelo Fontanes
Orosei dice no al progettista del Puc
7 Agosto 2009
Pratiche di buongoverno
La protesta di una minoranza degli interessi locali ritarda il nuovo piano comunale, adeguato al PPR. Da la Nuova Sardegna del 23 dicembre 2007.

L’urbanistica non è solo volumetria, e la ricchezza di un paese non si misura dal numero di metri cubi realizzati sul suo territorio. Ci ha provato in mille modi avantieri sera l’architetto incaricato Sandro Roggio a fare capire e accettare questo concetto durante l’illustrazione del documento di indirizzo del nuovo Puc di Orosei.

Una impresa ardua quando davanti hai una folta platea composta da piccoli e medi imprenditori edili giunti nella sala consiliare solo per sapere quando, e soprattutto quanto e dove, potranno riprendere a costruire. Compito oltremodo difficile perchè ad imporre leggi e regole non sono più le amministrazioni comunali ma la comunità europea, lo Stato e la Regione con le normative sulla tutela dei patrimoni paesaggisti ed ambientali, con il codice Urbani e con il nuovo Piano Paesaggistico Regionale.

Uno sforzo improbo poi quando un consiglio comunale vive di continue e trasversali fibrillazioni che si manifestano astiose e conflittuali ad ogni intervento e ad ogni votazione. Così alla fine di una seduta fiume durata circa quattro ore il sindaco Gino Derosas, con il conforto unanime (ma non convinto) di tutta l’assemblea, ha deciso di non portare in votazione la relazione di indirizzo. Se ne riparlerà a gennaio, dopo le feste, e dopo che le molte perplessità e le osservazioni esposte dalla minoranza e da alcuni cittadini verranno, per quanto possibile, inserite nel documento di indirizzo urbanistico.

Questo hanno promesso sia il sindaco che lo stesso Roggio che alla fine comunque non ha nascosto un pizzico di delusione «per non essermi, forse, fatto capire abbastanza». Ma lui di”colpe” ne ha ben poche: la sua relazione non conteneva, e non poteva essere altrimenti, né numeri né volumi perchè quel documento voleva e doveva solo tracciare le linee guida lungo le quali andrà poi disegnato il futuro socio-economico ed edilizio del centro costiero baroniese. Un progetto che tradotto in soldoni per Orosei vuol dire la fine di un ciclo edificatorio che negli ultimi venti anni ha distribuito prosperità e ricchezza ma che ormai è da considerarsi esaurito. Niente più case in agro, niente più”cattedrali turistiche nel deserto” e le nuove zone di espansione edilizia dovranno essere misurate e calibrate sulle reali necessità abitative e su certificate prospettive di incremento demografico.

Da qui la necessità di trovare nuove fonti di ricchezza e nuovi sbocchi all’edilizia. «Che ci sono e non sono pochi, - ha detto Sandro Roggio nella sua appassionata arringa finale - bisogna avere però nuove visoni e capire che l’unico vero patrimonio rinnovabile di Orosei sono i suoi meravigliosi e variegati paesaggi». Ovvero pianura, montagna, fiume, campagna, aree umide di inestimabile valore naturalistico, spiagge e scogliere splendide e un centro storico ricco di significativi monumenti. «Un simile contesto se utilizzato con saggezza non può che produrre ricchezza in continuità - ha rimarcato Sandro Roggio - Ma occorre mantenerli integri, e salvaguardarli da mire speculative che non apportano ricchezza alla comunità ma al contrario la impoveriscono».

Non un piano punitivo dunque, ma un progetto che mira a riequilibrare il patrimonio edile esistente e a crearne del nuovo di qualità. «Questo è un piano che non vuole male all’edilizia - ha sottolineato l’architetto - e non è vero neanche che nelle campagne non si potrà più far niente: certo, l’era del vano attrezzi che diventa villetta è finita, ma ad esserne avvantaggiati saranno quei progetti di valorizzazione rurale che passano per agriturismi e/o aziende agroalimentari all’avanguardia. Per portare a casa un buon risultato è necessaria la collaborazione di tutte le componenti politiche sociali ed economiche del paese. Non c’è bisogno di giocare con carte truccate, basta usare quelle che Orosei ha in mano e che, ripeto, non sono ne poche ne scarse».

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