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Filippo Peretti
Piano paesaggistico, si riapre la «guerra»
3 Novembre 2007
Sardegna
Per la verità, la guerra non era mai finita. DaLa Nuova Sardegnadel 2 novembre 2007

CAGLIARI. Il presidente getta acqua sul fuoco: «Non cambia niente». L’oppositore rilancia la sfida: «E’ l’ennesimo fallimento». Il tecnico avverte: «A rischio altre norme di salvaguardia». Dopo la sentenza del Tar che ha annullato un comma delle norme tecniche è ripresa la guerra sul Piano paesaggistico. Sul quale pende ora anche il referendum abrogativo regionale: lunedì la decisione finale.

Quella di ieri, nonostante la festività, è stata un’intensa giornata di lavoro per il presidente della giunta regionale, Renato Soru, e l’assessore all’Urbanistica, Gian Valerio Sanna. I quali, in un lungo vertice assieme a diversi collaboratori hanno studiato la sentenza con cui il Tar, mercoledì, ha annullato il quarto comma dell’articolo 15 delle norme tecniche del Ppr, il comma che prevedeva, per i Comuni con il Piano urbanistico già approvato, la procedura dell’Intesa con la Regione per l’approvazione finale delle lottizzazioni e dei piani attuativi già varati. Nel vertice è stato verificato che si tratta solo delle «lottizzazioni già fatte salve» per le quali resta comunque «l’obbligo del nullaosta paesaggistico se non ottenuto dopo il dicembre 2005». Nel vertice è stato inoltre verificato che l’istituto dell’Intesa è stato salvato per tutti gli altri casi (ampliamenti, costruzioni nell’agro, eccetera) e che l’ultima parola resta comunque alla Regione attraverso gli uffici del Paesaggio, che sono in grado di bloccare qualsiasi pratica giudicata non in linea con il Ppr. Secondo i partecipanti al vertice (Gian Valerio Sanna parlerà solo oggi in una conferenza stampa per chiarire il punto di vista della Regione) i progetti interessati dalla sentenza del Tar «sono una decina». Ma si dovrà poi verificare (e lo faranno i giudici del Tar in prossime udienze) se i rilievi si allargheranno ad altri articoli di legge: lo si capirà quando arriveranno i ricorsi sull’Intesa presentati per progetti nei Comuni che non hanno il Puc approvato. Renato Soru, comunque, non sembra preoccupato. Dopo il vertice con Sanna ha diffuso una lunga dichiarazione proprio per dire che «non cambia niente» e che, anzi, «ora i vincoli sono più forti».

Il presidente ha voluto subito precisare che la sentenza del Tar che ha accolto i ricorsi di alcune società immobiliari del nord Sardegna, «non apre alcun varco»: la procedura dell’Intesa è stata «considerata illegittima semplicemente perché inutile e solo nei casi specifici delle lottizzazioni fatte salve nella fascia costiera per i Comuni che hanno il Puc approvato e per i Comuni senza il Puc fuori dalla fascia costiera». Mentre per il resto («la gran parte delle circostanze previste dalle norme tecniche di attuazione del Ppr») è stata, ha detto, «confermata la sua validità».

Secondo Soru il Ppr «esce da questa prima fase di contestazioni e ricorsi, fra cui quello della Confindustria e di alcuni Comuni, con un riconoscimento di piena legittimità del suo impianto, della sua struttura, della coerenza con la disciplina nazionale e quindi con il riconoscimento della sua piena validità». E ha aggiunto: «Potranno esserci singoli aspetti anche marginali che possono essere meglio precisati, cosa che potrà essere fatta in sede di discussione del Piano per la parte che riguarda gli ambiti interni, e l’attività dei giudici ci è utile anche per giungere a questo ulteriore livello di definizione».

La illegittimità rilevata dal Tar, ha dichiarato Soru, «ha come conseguenza non che possano essere fatte salve delle lottizzazioni che non hanno i requisiti fissati dal Piano paesaggistico, ma che è sufficiente che sia il Comune a verificare autonomamente la sussistenza di questi requisiti. E’ comunque la Regione, anche in questi casi, che deve dare il nullaosta paesaggistico». Quindi «è eliminata anche solo l’ipotesi che attraverso l’Intesa si potessero approvare lottizzazioni prive dei requisiti richiesti per essere fatte salve».

La lettura data da Soru non è stata certo condivisa da Mauro Pili che ha invece parlato di «un fallimento dietro l’altro». La bocciatura di quella «norma discrezionale» è «sacrosanta», ma «restano restano in piedi in tutta la loro gravità» altre norme che «cancellano i Comuni, mettono a rischio l’ambiente e in ginocchio la Sardegna». Per questo motivo «è importante che siano i sardi a decidere se approvare o bocciare il Ppr con il referendum». Lunedì si saprà se quello abrogativo del Ppr sarà ammesso o no.

Durissimo anche il giudice del senatore olbiese Fedele Sanciu (Forza Italia: «Non sono bastate le molteplici voci di disapprovazione, le sentenze della Corte dei Conti, il pronunciamento della Corte d’Appello sulla Statutaria e la recente decisione del Tar a frenare l’inarrestabile smania del presidente Soru di voler controllare tutto e tutti». Quelli del Tar sono «sonori schiaffoni».

Secondo Silvestro Ladu, capogruppo di Fortza Paris in consiglio regionale, la sentenza del Tar «elimina un vero e proprio obbrobrio legislativo che dava alla giunta un potere discrezionale di stampo feudale: con le stesse regole tutto poteva essere permesso o vietato».

Il tecnico Alberto Boi, responsabile del Centro servizi urbanistici e consulente di diverse Procure, ha spiegato che «gli effetti della sentenza sono immediati, per cui i Comuni devono rilasciare le concessioni edilizie». Inoltre, a suo avviso «le motivazioni della sentenza non sono solo procedurali ma sostanziale, per cui a essere messo in discussione è l’intero istituto dell’Intesa perché toglie la competenza esclusiva al Comune in materia urbanistica». Pertanto, ha concluso Boi, «la Regione farebbe bene a non impugnare la sentenza del Tar, né a chiedere la sospensiva». Perché se la sospensiva non venisse accolta si creerebbe una paralisi di almeno due-tre anni in attesa del pronunciamento del Consiglio di Stato. E allora? «La Regione - ha concluso - deve dotarsi subito di una norma che abbia i requisiti di legge, in caso contrario si entrerebbe in una fase di caos e tutto il Ppr, con i successivi ricorsi in punti decisivi, potrebbe essere fatto decadere dai giudici». A quel punto «i danni sarebbero irrimediabili.

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